Vittorie di Montpellier e Rotterdam per Monfils
E’ stato il mese di Gaël Monfils. Le vittorie a Montpellier e Rotterdam ma anche la sconfitta in semifinale contro Djokovic a Dubai dove si è trovato nel tie-break del secondo set con tre match point consecutivi, me lo fanno preferire a Garin, due successi in terra sudamericana.
Potrebbe sembrare una contraddizione dare la palma del migliore del mese ad un giocatore che non ha saputo chiudere un match nel quale si è trovato ad un passo dal trionfo, ma non è così.
Gaël fino al 6-3 3-1, con la sua mobilità straordinaria, grandi colpi a chiudere di diritto e di rovescio alla fine di scambi estenuanti giocati ben lontano dalla linea di fondo, non ha permesso a Nole, con il quale non ha mai vinto in carriera a livello Atp, di sviluppare le sue caratteristiche trame di gioco che finiscono per uccidere il match contro qualsiasi avversario.
Il transalpino si è salvato dai trabocchetti che il serbo gli ha messo sul suo cammino nel secondo set con coraggio e determinazione, ma non ha saputo chiudere quando sarebbe bastato un servizio vincente per spingere Nole nel baratro. Con le occasioni perse se ne è andata anche la partita, con grande rimpianto immaginiamo, nonostante l’abbraccio consolatorio di Djokovic.
Merita tuttavia la palma del migliore del mese perché ha giocato con una voglia di vincere che sembrava non appartenergli.
Non solo bello da vedere come da sempre si dice di lui fin dai primi successi giovanili – ricordo i commenti dei soci del Tennis Club Ambrosiano quando vinse l’Avvenire – non solo spettacolare e teatrale, con i suoi colpi potenti e precisi giocati in equilibrio instabile, ma molto di più.
Oggi che lo ammiriamo correre come un ragazzino, salvo poi piegarsi dopo ogni sforzo prolungato, ci ricorda che il tennis è bellissimo anche a quasi 34 anni, che la vittoria è importante ma la gioia di giocare come riesce a lui ancora di più.
A chi pensa che lo faccia perché ha capito che potrebbe rimpiangere, a carriera finita, i successi sfiorati e con essi il tempo che non tornerà diciamo che il suo modo di stare in campo, quello di salutare l’avversario e il pubblico dopo una vittoria o una sconfitta e il sorriso leale, rimarranno per sempre come esempio unico nel mondo del tennis.
Il tempo e la voglia di una graffiata vincente, secondo me, c’è ancora. Lui e il suo team ci credono e noi con loro.
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