Battendo prima Nadal e poi Tsitsipas in finale il serbo si aggiudica per la seconda volta la Coppa dei Moschettieri. Il Grande Slam ora non sembra impossibile.
Diciamo la verità. Benché giocasse con il numero 1 del mondo erano veramente pochi quelli che sospettavano la sconfitta in semifinale di Nadal. Se il maiorchino aveva zoppicato più del previsto nei tornei primaverili sul rosso dimostrando una preparazione atletica meno splendente del solito e colpi meno fluidi – diritto poco incisivo e più corto in particolare – Nole aveva dovuto organizzare e vincere il secondo torneo di casa per tornare al successo dopo l’Open d’Australia.
Entrambi, a mio parere, si erano nascosti. Nole meglio di Rafa che al Foro Italico, sconfiggendolo in finale, aveva mostrato il piglio del dominatore sul rosso. Il match giocato agli Internazionali d’Italia, il terzo set in particolare, aveva lasciato pochi dubbi su chi fosse il vero favorito al Roland Garros. C’era poi da ricordare la netta sconfitta subita lo scorso ottobre da Nole nella finale dello Slam parigino che aveva dimostrato una distanza abissale tra i due contendenti su quel tipo di superficie.
Se l’obiettivo di Rafa era quello di far suo il 14° titolo a Parigi e scavalcare Roger nel computo complessivo delle vittorie Slam, quello di Nole era ancora più ambizioso anche se pochi lo avevano sottolineato perché lo consideravano una sbruffonata: darsi l’opportunità di vincere il Grande Slam. Lo aveva ripetuto più volte negli ultimi anni ma nessuno gli credeva veramente. Solo il suo team che sta lavorando a fari spenti per riscrivere la Storia del tennis.
Djokovic e Vajda sapevano che il vero grande ostacolo, quello più temibile, era battere Nadal al Roland Garros. Dopo la sconfitta all’ultima edizione il compito fondamentale è stato quello di prepararsi al meglio per queste due settimane. Non importava se c’erano da sacrificare alcune trasferte e qualche torneo, contava solo farsi trovare pronto per questa sfida epica.
Contro Rafa Nole ha giocato la sua migliore partita sul rosso. Ha messo in campo non solo determinazione, voglia di vincere, forza fisica, preparazione atletica ma anche capacità tecniche che forse neanche Nadal, anche se le loro sfide hanno raggiunto un numero infinito, gli conosceva.
E’ partito meglio, molto meglio il maiorchino e fino al 5-0 le occasioni per Nole di fare partita pari sono state pochissime. Sembrava un film già visto, ma dopo quel parziale il serbo ha incominciato a impattare la palla sempre meglio. Non poteva certo recuperare la prima frazione, non ne sarebbe valsa comunque la pena visto il distacco. Tre game sono bastati per far capire a Nadal che in campo c’era anche lui, che la partita sarebbe stata molto diversa dalla finale dell’ottobre 2020.
Dal secondo set, game dopo game si è incominciato a vedere un altro match dal punto di vista tattico. Nole ha costretto Rafa nell’angolo del suo rovescio, gli ha tolto la possibilità di giocare molti vincenti con il gancio diritto e ha utilizzato molto bene il rovescio lungolinea, il colpo che più di tutti, secondo me, ha fatto la differenza. E poi ha messo cuore, la volontà del ragazzo che si allenava sotto le bombe durante la guerra dei Balcani e che è fuggito presto per inseguire il sogno di essere il più grande sul campo da tennis. E’ arrivato vicino all’apice quando il trono del nostro sport era condiviso da Roger e Rafa e ha impiegato qualche anno per farsi rispettare, ancora di più per farsi amare ma non da tutti come i suoi due colleghi che sono icone universali.
Djokovic si è confermato con Tsitsipas anche se alla fine del secondo set erano in molti a scommettere, visto il livello del gioco espresso dal giocatore di Atene, che Stefanos sarebbe stato in grado di mettere le mani sulla Coppa dei Moschettieri.
A onor di cronaca è vero che anche agli ottavi contro Musetti, persi i primi due set, Nole si era trovato in difficoltà. Rientrato in campo dopo una pausa di alcuni minuti, tuttavia si era immediatamente capito che Djokovic avrebbe sparigliato le carte molto velocemente. Il buon Lorenzo, mostrando un tennis magnifico non solo per un diciannovenne, aveva speso tutte le energie psicofisiche a disposizione. Nei set successivi c’era solo un giocatore in campo.
Con Stefanos invece c’è stata partita fino alla fine. Basta ricordare che sul 5-4 Nole, Stefanos ha annullato il match point con un gran rovescio lungolinea. Sono stati necessari un diritto vincente e un colpo al volo per chiudere l’incontro. Stefanos a differenza di Lorenzo che è di quattro anni più giovane non ha ceduto di schianto, non è uscito fuori dal match improvvisamente ma ha lottato punto su punto anche se la qualità del suo gioco è diminuita con il passare dei minuti.
In una carriera lunga quindici anni anche Nole ha avuto cadute disastrose. Non poteva essere diversamente. Lo ricordiamo amareggiato e giù in classifica dopo la sconfitta di tre anni fa al Roland Garros contro Cecchinato. Guru, diete, qualche problema sentimentale, la separazione dal team che lo aveva portato al successo, l’incapacità di ritrovarsi come uomo e come giocatore avevano fatto pensare, anche lui ne aveva parlato, che la possibilità di abbandonare il tennis fosse un’ipotesi possibile.
Dopo il Roland Garros 2018 ha ritrovato team e motivazioni, voglia di vincere e di tornare ad essere protagonista. Ha collezionato due vittorie a Wimbledon, una a Flushing Meadows, due all’Australian Open e adesso il Roland Garros. Ha incominciato a cullare il sogno di entrare nella Storia del tennis vincendo il Grande Slam, impresa che è riuscita a Laver in era Open nel 1969 e in precedenza nel 1962, e a Budge nel 1938.
Sia ben chiaro, il cammino è ancora lunghissimo. Aver tolto un ostacolo sulla strada non significa che la meta sia stata raggiunta. Troverà molti che vorranno sbarrargli il percorso.
A Wimbledon Federer farà di tutto per vendicare l’inopinata sconfitta di due anni fa nella quale ebbe a disposizione sul suo servizio due match point. Fu quella credo, per il modo per cui avvenne, la battuta d’arresto che ancora più brucia a Roger nella sua luminosa carriera. Sono convinto che lo svizzero venderà cara la pelle e che lo ritroveremo in forma per l’ultima occasione di essere protagonista sui campi di Church Road. Ci saranno anche i giovani e gli specialisti che saranno pronti ad aspettarli. Una giornata storta sull’erba può scivolare velocemente e a chiunque.
Se il serbo si confermerà a Wimbledon allora prepariamoci per un’edizione unica degli Open degli Stati Uniti. A quel punto fermare Djokovic sarà veramente difficile. La storia del nostro sport potrebbe scrivere una pagina unica e irripetibile.