Gli italiani all’Australian Open 2020

7 Febbraio 2020
Sandro Columbaro

L’Open australiano è ormai diventato per molti tennisti italiani l’appuntamento fisso d’inizio stagione.

Se non dicessimo che ci saremmo aspettati risultati migliori da Berrettini e Sinner non diremmo la verità. Un po’ meglio hanno fatto i nostri vecchietti.
Fognini si è spinto fino agli ottavi di finale perdendo, dopo aver sconfitto Opelka, Thompson e Pella, da Sandgren, il giocatore che lo batté anche a Wimbledon.
I Championships vengono subito dopo i tornei sul rosso che rimangono i suoi veri obiettivi di stagione. Se a Church Road la sconfitta era giustificabile, considerata la sua allergia ai campi in erba, mi rimane più difficile farlo questa volta in cui il ligure, pur rimanendogli col fiato sul collo, non è riuscito a vincere un match con un giocatore a lui inferiore. Non può bastare, a parziale discolpa, aver visto nel turno successivo lo statunitense arrivare ad un passo dall’eliminare Federer che stava giocando con evidenti problemi fisici.

Fognini

Seppi ha avuto un finale di stagione difficile che sicuramente ne ha condizionato i risultati ma anche la programmazione.
L’Open australiano è lo Slam dove trova le condizioni per esprimersi al meglio. Anche se sono ormai lontani i tempi nei quali seppe battere Federer in quattro set per poi arrivare ad un passo dall’estromettere un giovanissimo Kyrgios, anche quest’anno ha fatto il suo.
Peccato che contro Wawrinka non sia riuscito a concretizzare il vantaggio quando nel quinto set ha servito sul 4-3. Il viso sconsolato dopo la sconfitta comunicava una profonda delusione. La sensazione che potesse riuscire a portare a casa una partita nella quale era nettamente sfavorito è stata forte.

Chiedere a Berrettini di ripetere ad ogni Slam il risultato straordinario raggiunto agli U.S. Open è forse troppo, ma la sconfitta con il soldato Sandgren, pedalatore dal talento tennistico modesto, che proprio all’Australian Open deve la sua popolarità perché nel 2018 si spinse, da quasi sconosciuto, fino ai quarti di finale, onestamente se l’aspettavano in pochi, anche se le condizioni fisiche non erano ottimali. Matteo ha recuperato una partita che sembrava persa, ma non ha saputo chiuderla al quinto quando ha avuto tre palle break sul punteggio di 3-3. Da quel momento troppi gli errori che lo hanno consegnato ad un avversario che doveva battere.
Sinner avrebbe potuto incontrare Shapovalov al secondo turno in un incontro che fra qualche anno diventerà un classico del circuito. Questa attesa è stata tuttavia frustrata dalle ambizioni di Fucsovics che ha battuto, tempo due giorni, entrambi. Il player ungherese non avrà certo il talento dei due next-gen, ma per la sfida all’ultimo rovescio vincente fra Denis e Jannik bisognerà attendere.
Da Sonego mi aspetto sempre qualcosa di meglio perché il torinese ha le capacità e la voglia di crescere. Negli ultimi mesi non ha convinto e le troppe sconfitte ai primi turni non possono che destare qualche perplessità. A sua discolpa dobbiamo dire che non ha tentato scorciatoie e non è stato molto fortunato nei sorteggi.
Non era facile battere Kyrgios davanti al suo pubblico, ma a parte un primo set da dimenticare, nelle altre due frazioni Lorenzo ha giocato quasi alla pari con un player motivato e con poca voglia di scherzare. Nei due tie-break che hanno deciso l’incontro mi è sembrato che al torinese siano mancate la cattiveria agonistica e la consapevolezza di voler andare oltre la bella figura. I due game lunghi hanno avuto un andamento simile. Scappato avanti, l’aussie, non ha più concesso nulla.

Qualcuno sperava che Cecchinato, Caruso e il ripescato Giustino fossero in grado di vincere almeno un set contro Sascha Zverev, Tsitsipas e Raonic? Onestamente non credo. Troppa la differenza tecnica per immaginare qualcosa di meglio.
Solo da Travaglia, che ha incominciato la stagione in fiducia, contro Garin che è soprattutto un giocatore da terra, potevamo aspettarci un incontro più combattuto. Anche in questo match però la differenza è apparsa evidente.

I dieci giocatori ammessi per classifica alle qualificazioni, bisogna aggiungere Musetti, wild card per aver vinto l’Australian Open 2018, sono stati tutti eliminati. Il migliore è stato proprio il diciottenne di Carrara che ha perso al terzo turno da Griekspoor.
Anche se è indubbio che il nostro movimento tennistico di secondo livello sia in crescita ci facciamo trovare spesso impreparati negli appuntamenti importanti, quelli che valgono una stagione in termini economici e di prestigio.
A dirla tutta bisogna ricordare che in seguito al ritiro di Albot, Giustino è stato ripescato. Questo colpo di fortuna non toglie e nulla aggiunge a quello che ho scritto.

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