Ieri ho scritto di Matteo Arnaldi, l’unico nato nel nuovo millennio che si è distanziato dal gruppo dei suoi coetanei, che l’anno scorso avevano una classifica anche migliore della sua, per entrare mese dopo mese nel tennis Atp ormai, credo, in modo definitivo.
I suoi passi sono stati progressivi anche se non velocissimi. Non ha fatto risultati eclatanti, ma i suoi miglioramenti sono apparsi, a chi lo ha seguito, sicuri a tutti i livelli: fisico, mentale e tecnico. Non dimentico comunque che ha sconfitto Ruud, forse non in forma smagliante, ma pur sempre un player di livello e mai facile da battere.
Per il resto dobbiamo essere sinceri e dire che i primi sette mesi del 2023 non hanno portato i successi e i risultati di rilievo che attendavamo.
In questo momento il nostro n°1 è Jannik Sinner la cui stagione va divisa in due parti. Nella prima, fino a Monte Carlo, i suoi risultati sono andati in crescendo e nei due Masters 1000 di Indian Wells e Miami ha giocato al meglio. Ricordo che in Florida ha sconfitto in semifinale Alcaraz dal quale era stato battuto tredici giorni prima in California. In finale contro Medvedev non ha saputo ripetere la prestazione di altissimo livello che aveva compiuto con il murciano e così la città della Florida gli è stata fatale come era successo due anni fa contro Hurkacz.
Con il cambio di superficie, terra rossa, e di continente, Europa, sembrava che il rendimento rimanesse molto alto. A Monte Carlo ha perso la semifinale contro Rune, una partita nella quale stava dominando e che avrebbe dovuto vincere. Molti hanno parlato di mancanza di personalità rispetto al danese e mancanza di cattiveria nel momento di chiudere. Il tennis è lo sport del diavolo perché basta una piccola incertezza o una strategia sbagliata che la situazione cambi improvvisamente e quello che sembrava certo pochi minuti prima appaia irrimediabilmente irraggiungibile. Nella sua ancora breve carriera Sinner ha vinto diverse partite quasi perse e nelle quali ha annullato più di un match point, mentre in alte ha perso di un soffio. Farei rientrare la sconfitta con Holger più nella casistica che nella mancanza di personalità.
Dopo il torneo monegasco c’è stato un calo, anche fisico, e le sconfitte al Foro Italico contro Francisco Cerundolo e soprattutto quella con Altmaier al Roland Garros credo gli abbiano fatto male. Se è vero che s’impara dalle sconfitte, speriamo che non si ripetano più.
A Wimbledon Jannik, con la semifinale, ha raggiunto un risultato di rilievo, ma è giusto ricordare che il tabellone gli è stato particolarmente favorevole. Con Djokovic l’anno scorso giocò meglio. In questo momento è in piena corsa per le Atp Finals di Torino e se non ci dovessero essere particolari scossoni immagino che a novembre non mancherà.
La stagione fino a oggi di Lorenzo Musetti non mi ha convinto del tutto. Dopo il pessimo inizio si è ripreso a Monte Carlo, ha perso sia a Barcellona che a Roma da Tsitsipas e a mio parere ha giocato benissimo i primi tre turni al Roland Garros mostrando un tennis di un livello eccelso. E’ stato tuttavia ridimensionato in modo netto da Alcaraz.
Sull’erba ha dimostrato che il suo tennis facile e dalla mano morbida può adattarsi abbastanza bene. Il problema di Lorenzo rimane tuttavia più o meno sempre lo stesso, vale a dire la sua posizione molto arretrata in campo che in certe occasioni lo penalizza troppo. Ci vuole sicuramente un cambiamento, che finora si è visto solo in sporadiche occasioni, per pensare di ottenere un vero salto di qualità. La risposta, in particolare sui campi veloci, è un’arma così importante che deve assolutamente migliorare se vuole ottenere risultati da top ten.
Cosa posso dire su Matteo Berrettini? Quest’anno finora ha giocato sette tornei Atp, disputato 13 partite, delle quali 4 a Wimbledon dove a tratti abbiamo rivisto la sua potenza e più in generale le doti che gli hanno permesso di raggiungere risultati eclatanti negli Slam e la sesta posizione mondiale. Se in certi momenti ha perso la voglia di giocare secondo me dipende dai tanti problemi fisici che non gli danno tregua. I fattori extratennistici credo non abbiano grande rilievo. Ci dobbiamo solo augurare, a partire dai tornei americani, che ritrovi la forma e quindi la fiducia. La voglia di giocare viene con la salute e le vittorie.
Lorenzo Sonego è un player che si trova nella terra di mezzo. Troppe partite perse di un soffio, molto impegno ma pochi risultati. Nello stesso match, addirittura nello stesso game, ha momenti in cui è quasi ingiocabile e altri nei quali è inguardabile. Troppi bassi e qualche alto che non gli permettono di fare un salto di qualità che potenzialmente avrebbe nelle corde della sua racchetta.