I voti mi piacciono poco, ancor meno le pagelle e i giudizi scritti sulla pietra, tuttavia sul rendimento dei giocatori italiani all’Australian Open mi sembra giusto dire qualcosa.
L’Australian Open è sempre stato storicamente un torneo poco frequentato dagli italiani perché giocato nel periodo natalizio. La distanza e il fatto che fino al 1987 si giocasse ancora sull’erba non ha mai favorito la nostra partecipazione.
La situazione è iniziata a cambiare quando il manto erboso, tra l’altro molto diverso da quello di Wimbledon, ha lasciato il posto al cemento.
Piano piano anche gli italiani hanno preso gusto a passare il mese di gennaio, quando lì è estate, tra Melbourne e Sydney. Nel 1991 ricordiamo i quarti di finale raggiunti da Caratti e il magnifico match che al terzo turno giocò Camporese contro Becker che quell’anno vinse il torneo.
Dai primi anni ’90 a oggi il tennis mondiale è cambiato tantissimo e si è globalizzato come ogni settore economico ma anche sportivo della nostra società. Negli anni il primo Major della stagione ha assunto per i giocatori la stessa dignità che hanno gli altri tornei Slam favorita anche dal fatto che è ben organizzato, il montepremi è molto alto, le strutture sono all’avanguardia e poi tutti non vedono l’ora di rimettersi in moto per ricominciare.
Dopo questa breve digressione parliamo dell’argomento che mi sono posto di trattare: qual è stato il rendimento dei giocatori italiani?
L’andamento delle partite rende molto facile la risposta perché la semplifica. Promossi con altissimi voti Matteo Berrettini e Yannik Sinner, appena sufficiente Lorenzo Sonego, bocciati tutti gli altri. Partiamo da chi è andato male.
Nel tabellone di qualificazione erano presenti dodici giocatori. Solo in quattro hanno passato i primi due turni e solo Salvatore Caruso è entrato in quello principale come lucky loser grazie alla famosissima questione Djokovic.
L’unico giocatore che a mio parere si è salvato a pieni voti è stato il diciannovenne Flavio Cobolli, alla prima esperienza a questi livelli. Dobbiamo aspettare la generazione dei ragazzi nati nel nuovo millennio, in primis Gianluca Nardi, per tornare a fare bene anche nelle qualificazioni.
Dei dieci giocatori presenti nel tabellone solo tre – Matteo Berrettini, Jannik Sinner e Lorenzo Sonego – hanno passato il primo turno. Per gli altri è stata una vera e propria Spoon River tennistica con poche attenuanti.
Salvo Caruso ha raccolto le briciole con il serbo Kecmanovic, Fabio Fognini ha fatto nove game con l’olandese Griekspoor, Andreas Seppi ha impiegato due set per giocare un po’ meglio al terzo contro il polacco Majchrzak, Lorenzo Musetti ha vinto il primo set con l’idolo di casa De Minaur ma poi è quasi crollato nel proseguo del match, Stefano Travaglia se l’è ben cavata con Bautista Agut, Marco Cecchinato ha giocato molto male con un player quasi in pensione come Kohlschreiber, Gianluca Mager si è trovato, contro Rublev, a fronteggiare una velocità di palla che, per sua stessa ammissione, non conosceva.
Cosa dire? Fognini è sicuramente il giocatore che ha deluso maggiormente – l’anno scorso arrivò agli ottavi –, Musetti sul cemento ha un rendimento molto più basso rispetto alla terra battuta. Deve cambiare posizione in campo e dimenticarsi le palle molto lavorate che su quel tipo di superficie rendono poco.
Caruso non convince più da quasi due anni, Seppi deve fare i conti con l’età con i dolori all’anca che non gli permettono di fare una preparazione adeguata, Cecchinato quando gioca sul duro entra in campo senza alcuna convinzione.
Travaglia ha provato a tener botta a un giocatore più forte come Bautista e la sorte non l’ha aiutato, Mager è stato sfortunato nel sorteggio perché ha incontrato un player che, pur non giocando come l’anno scorso, gli è nettamente superiore per esperienza e, come detto, per velocità di palla.
Sonego ha fatto il suo ma doveva approfittare meglio della grande occasione che ha avuto perché al terzo turno avrebbe dovuto incontrare, da sorteggio, Djokovic. Ha sconfitto Querry come l’anno scorso, ha vendicato la sconfitta di Flushing Meadows con Otte, ma con Kecmanovic ha giocato una partita che avrebbe potuto vincere se fosse entrato in campo con maggiore convinzione. Lorenzo purtroppo non riesce a fare quel salto di qualità che molti si aspettano da lui. Alla prova del nove delude quasi sempre.
Berrettini e Sinner hanno invece compiuto un’impresa. Non abbiamo mai avuto all’Open d’Australia due italiani ai quarti di finale. Matteo ha dimostrato di essere un player da Slam. Con Nadal ha giocato molto bene il terzo e il quarto set. E’ l’unico italiano che ha giocato almeno una volta i quarti di finale nei quattro tornei Slam.
Sinner non è riuscito ad esprimersi con Tsitsipas, ma siamo sicuri che sia già al lavoro per migliorare i suoi punti deboli. Il cammino è inesorabile. Non potrà che migliorare il suo rendimento. All’Australian Open, come negli altri tornei Slam, arriveranno anche le semifinali e oltre. Si tratta solo di avere pazienza.
Il nostro tennis sta vivendo un periodo bello ma molto particolare. Abbiamo due top ten, un giocatore intorno alla 25a posizione mondiale e poi Musetti che sono sicuro ci darà nei prossimi anni molte soddisfazioni. La vecchia generazione sta finendo il giro, ma una nuova di ragazzi giovanissimi potrebbe, nei prossimi anni, affiancarsi ai migliori.