Oggi si giocano le semifinali che decreteranno i finalisti di domenica. Ci sarà il 150° vincitore Slam dal 1874, anno in cui si giocò a Wimbledon il primo torneo della storia del nostro sport.
Pochi minuti di follia e la storia della 140a edizione di Flushing Meadows ha avuto un esito inaspettato. Erano le 16 e 10 di domenica 6 settembre e a New York da meno di un’ora si stavano affrontando sul campo centrale Nole Djokovic e Pablo Carreño Busta per un match dall’esito quasi scontato. Il serbo pochi minuti prima si era trovato sul 5-4 a suo favore e con tre palle su servizio di Carreño per chiudere il set, ma lo spagnolo, complice anche un po’ di fortuna, aveva recuperato la situazione di svantaggio. Sul 5-5 Nole con il servizio a disposizione perdeva il game e preso dalla rabbia lanciava senza girarsi la pallina che gli era rimasta in tasca colpendo alla gola una giudice di linea che si accasciava e accusava, per alcuni minuti, fatica nel respirare. Nole si accorgeva immediatamente di averla fatta grossa. Inutile il ricorso alle scuse, come il tentativo durato circa dieci minuti per convincere il supervisor a limitare la penalità alla sconfitta del primo set. Il regolamento per questi casi di grave negligenza parla chiaro: il giocatore va squalificato, anche se è il numero 1. Djokovic, frastornato, era costretto ad uscire dal campo per un gesto di follia assolutamente inutile.
Da quel momento il torneo cambiava volto. Usciva il player la cui finale sembrava scontata: né Shapovalov ai quarti ma neanche Zverev in semifinale, bravi ma ancora troppo discontinui, avrebbero potuto opporsi ad una macchina da guerra come quella del serbo. Forse per la finale la numero 2 Thiem o la numero 3 Medvedev, semifinalisti nella parte bassa del tabellone, che finora hanno giocato al risparmio e che hanno già fatto finali Slam sul cemento – il russo proprio l’anno scorso sfiorò in recupero la vittoria con Nadal, l’austriaco non è andato lontano dal suo primo successo Mayor quest’anno in Australia proprio contro Nole – potevano essere degli avversari pericolosi. Gli unici, viste le assenze di Rafa e Roger, in grado di non fargli vincere il diciottesimo titolo Slam.
Per questa volta invece sarà scritto un altro copione perché scopriremo un nuovo vincitore, il 150° Slammer della storia del nostro sport. L’aspettativa, non possiamo negarla, è molta anche se questo torneo rischia di essere ricordato soprattutto per il fattaccio Nole. Il vincitore sarà comunque atteso alle prove successive per vedere quanto il titolo conquistato possa considerarsi veramente meritato.
Procediamo per indizi e chiediamoci a poche ore dalle semifinali chi può essere considerato il vero favorito.
A leggere le due semifinali viene scontato pensare che il nome del vincitore verrà dalla sfida tra Medvedev e Thiem.
Il primo dopo aver lasciato pochissimi game ai suoi avversari durante la prima settimana ha quasi scherzato con Tiafoe, appagato ma ancora immaturo per contesti di prestigio, ma ha giocato senza rischiare nulla neanche con il suo grande amico Rublev le cui sfide incominciarono da quando erano ragazzi.
Rublev quest’anno è uno dei giocatori più in forma del circuito. Le vittorie di Doha e Adelaide all’inizio dell’anno e la rivincita nei confronti di Berrettini sempre agli ottavi di Flushing Meadows, nella quale dopo un primo set giocato molto bene dal nostro, è riuscito a essergli superiore in ogni colpo e zona del campo, dimostrano che i suoi progressi tecnici e mentali sono costanti. Non so tuttavia se gli basteranno per vederlo in finale Slam nei prossimi anni.
Medvedev è apparso di un livello superiore e capace di controllare il match a suo piacimento. Il primo e il terzo set sono entrambi finiti al tie-break ma io non ho mai avuto l’impressione che Rublev potesse fargli veramente del male, neanche nei momenti in cui i suoi diritti partivano dalle corde della racchetta velocissimi lasciando fermo Daniil.
Rublev deve migliorare moltissimo la seconda di servizio, oggi troppo corta e attaccabile, se vuole essere competitivo ai massimi livelli nei match che contano. Medvedev l’ha fatto dall’anno scorso e grazie alla sua capacità di essere efficacissimo nei momenti determinanti anche con colpi poco ortodossi e personali, è già in grado di ambire a risultati straordinari. Oggi è almeno un passo avanti a Rublev.
Thiem sta mostrando una sicurezza nei propri mezzi e una tranquillità che vanno ben oltre la capacità di aver di molto migliorato il suo rendimento sul cemento. Con De Minaur si è visto quanto è importante l’esperienza di saper giocare al meglio i punti che contano. Il risultato molto severo a suo sfavore non fa capire fino in fondo quanto l’australiano di Spagna abbia lottato ed espresso il massimo delle sue capacità. E’ un next-gen e come tale ha bisogno di giocare ancora tante partite per essere competitivo ad altissimi livelli.
Carreño non si è limitato ad approfittare della situazione favorevole ma ha dimostrato con Shapovalov di essere un giocatore vero. Erano molti a pensare che il canadese il quale, da quando è seguito da Juznyj e da uno psicologo ha incominciato a valorizzare il suo gioco rendendolo oltre che bello anche concreto e più continuo, potesse avere la meglio dello spagnolo se solo fosse riuscito ad accorciare gli scambi con i colpi mancini da fondo le cui traiettorie portano l’avversario fuori dal campo.
Pablo è stato bravo a non demoralizzarsi dopo il primo set nel quale si è visto di quante meraviglie è capace il canadese, ha vinto il secondo e il terzo in tie-break lottati, è stato intelligente a non sprecare troppe energie quando Denis è scappato via nel quarto set, ma in quello decisivo è stato perfetto e, fatto il break, ha chiuso con autorità.
Ancora troppi gli errori non forzati di Shapovalov che comunque è riuscito a salvare moltissime palle break. Credo che il suo momento non tarderà ad arrivare anche se la crescita non è stata cosi rapida come molti, non solo in Canada, si attendevano.
Carreño incontrerà Sascha Zverev che dopo aver sconfitto facilmente Davidovich Fokina al quale manca ancora la capacità di giocare un tennis dove potenza, tecnica, umore ed esperienza sappiano trovare un equilibrio vincente anche sui palcoscenici importanti, nei quarti ha avuto la meglio di Coric con il quale aveva già perso tre volte.
Il tedesco è sceso in campo in ritardo. Dopo un primo set non giocato, dal secondo game dopo game è riuscito pur scambiando a mio parere troppo lontano dalla linea di fondo, a ritrovare il rovescio che è il suo colpo fondamentale e a diminuire la percentuale di errori non forzati inizialmente imbarazzante per un player del suo valore. Tutto questo è bastato per minare le certezze del croato che dopo la grande sorpresa dettata dalla fortunosa vittoria contro Tsitsipas, come lui stesso ha candidamente ammesso, non è riuscito a ripetersi con un altro top ten nel giro di due giorni. Zverev ha finito dominando l’ultima parte del match.
Ci apprestiamo a vedere due semifinali completamente inedite: Carreño Busta-Zverev e Medvedev-Thiem. Quella della parte bassa rischia di essere la vera finale, ma per dire che la nuova generazione si è affermata definitivamente è ovviamente ancora troppo presto.
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