Il tempo del tennis italiano era fermo al 14 giugno 1976, il giorno nel quale Adriano Panatta vinse il Roland Garros battendo Harold Solomon in quattro set, l’unico Slam raggiunto da un giocatore italiano da quando il tennis è Open. L’orologio del nostro sport è tornato a battere oggi 28 gennaio 2024, quasi quarantotto anni dopo.
C’è riuscito Jannik Sinner, il ragazzo della val Pusteria strappato allo sci all’età di tredici anni. Ce l’ha fatta dopo tanti anni di duri allenamenti compiuti con la convinzione di arrivare un giorno a primeggiare anche quando qualcuno incominciava a storcere il naso, a credere meno al suo tennis fatto di rovesci penetranti e incisivi giocati in progressione ma con poche variazioni. Ha vinto la volontà di Jannik che ha sempre creduto, lo ripeteva spesso, di vincere almeno un premio Oscar del il nostro sport.
In autunno è arrivato, quasi all’improvviso, il cambio di passo con la vittoria di Pechino dove ha sconfitto i migliori, la finale alle Atp Finals di Torino e il successo in Coppa Davis dove il suo contributo è stato determinante. Sapevamo tutti che partiva per l’Australia con la speranza neanche tanto nascosta di poter vincere, non solo di essere uno dei protagonisti come gli era successo in altri tornei Major negli ultimi anni.
Ha consumato poche energie fino alla semifinale. Lì ha battuto il migliore di tutti, quel Novak Djokovic che sembrava quasi inavvicinabile con i dieci successi nell’emisfero australe. Sinner ha dominato i primi due set, non ha chiuso il terzo dopo aver avuto a disposizione un match point ma ha vinto con pieno merito in quello successivo.
Oggi Jannik contro Medvedev era contratto, la sua palla non correva lunga e precisa come nei giorni precedenti tanto che i primi due set non hanno avuto storia, ma l’altoatesino anche se ha solo 22 anni ha la capacità quasi unica di provarci sempre e di rimanere in partita con la mente lucida nonostante le difficoltà.
Ha rimontato come sanno fare solo i grandi campioni, punto dopo punto, senza dare l’impressione che l’inerzia del match fosse completamente girata a suo favore ma dando la sensazione che la partita potesse cambiare in modo dolce. Non c’è stato il vero punto di svolta, anche se alcuni sono stati fenomenali, ma la voglia di riagganciarsi, di riprendere l’avversario si è avvertita in modo inequivocabile. Sono diminuiti gli errori da fondo, la palla ha incominciato a correre come nei momenti migliori, anche se Daniil ha continuato a giocare su buoni ritmi e non ha ceduto di schianto.
E’ stata una vittoria dettata dalla caparbietà, dalla tenacia che viene da lontano, che ha il sapore della sua terra dove la fatica per vivere è all’ordine del giorno.
Ora è solo il momento della celebrazione e altro non possiamo dire. Lasciamo che passi la nottata ben consapevoli che di giornate come quella di oggi ne vivremo ancora. La favola del ragazzino nato a San Candido che lasciò la montagna per trasferirsi a Bordighera con la speranza nel cuore di diventare un campione nello sport che gli piaceva tanto credo sia solo all’inizio.
Sinner-Medvedev 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3