Il 10 giugno 1984 per la finale del Roland Garros s’incontrarono in uno dei match più belli del nostro sport John McEnroe e Ivan Lendl.
John piedi paralleli alla linea di fondo, inarcava la schiena mentre serviva, colpiva con diritti e rovesci di controbalzo, giocava a rete con tocchi sopraffini palle efficacissime a sfruttare la rotazione mancina.
Ivan aveva dalla sua un diritto vincente e un servizio violento quanto efficace. Era stato costretto dalla madre, brava tennista del suo Paese, a imparare il gioco fin da piccolissimo per poi emigrare poco più che maggiorenne negli Stati Uniti che diventarono la sua terra d’adozione e di conquista tennistica.
Li separava poco più di un anno d’età. McEnroe era nato il 16 febbraio 1959 a Wiesbaden dove il padre era un ufficiale dell’esercito, mentre Lendl aveva visto la luce ad Ostrava il 7 marzo 1960.
Fino a quel giorno, lo statunitense più precoce del cecoslovacco, aveva già vinto due edizioni di Wimbledon e tre di Flushing Meadows.
Lendl si era dovuto accontentare di quattro finali: quella di Parigi contro Borg, due a Flushing Meadows con Connors e quella giocata in Australia contro Wilander.
John controllò al meglio i primi due set. Il suo repertorio era completo. Precisi serve&volley, palle corte, attacchi in controtempo, passanti di rovescio vincenti liftati quando Ivan si azzardava ad avvicinarsi a rete.
John non si faceva prendere dall’ansia di finire il punto a tutti i costi mentre Ivan non trovava soluzioni che potevano contrastare in qualche modo il gioco cristallino di Supermac. I primi due set li vinse John per 6-3 6-2.
Quando si superarono le due ore di gioco tutto quello che allo statunitense era riuscito con irrisoria facilità cominciò a farsi più difficile. Ivan allungava gli scambi, alzava alcuni dritti e rovesci da fondo e a John il gioco d’anticipo riusciva sempre meno. La partita, punto dopo punto, incominciò a cambiare volto.
Perso il terzo set per 6-4, Mac ebbe la grande occasione nel quarto. Avanti 4 a 2 sul 30 a 30 sbagliò una volée non impossibile in una giornata di grazia. Fu il punto del grande rimpianto. Un lob millimetrico di Ivan lo portò al set decisivo.
Si erano superate le quattro ore. Lendl sul 6 a 5 con due passanti salì 15-40. Doppio matchball. Mac annullò il primo con una volée di rovescio, ma nel secondo mise in corridoio la volée di dritto nonostante fosse riuscito a spalancarsi il campo con un servizio a uscire.
John, rosso in volto, abbassò la testa come un bambino che si vergogna per la marachella che ha combinato. Ivan alzò le braccia al cielo in una gioia contenuta, quasi di rispetto per il suo avversario che non sopportava, ma consapevole che avesse giocato una delle partite più belle di sempre.