Dal tardo pomeriggio di ieri un tuono forte ha sconquassato il cielo del tennis italiano. La notizia non ufficiale, ma non smentita, secondo indiscrezioni Sky Sport è quella che non può non far riflettere. Jannik Sinner sarebbe vicinissimo al divorzio da Riccardo Piatti, il coach comasco che lo allena da quando aveva 14 anni.
Negli anni tra i due si è instaurato un rapporto che sicuramente va oltre a quello normale che ci può essere con un altro allenatore. I genitori, che vivono a centinaia di chilometri di distanza, lo hanno affidato a Riccardo e alla sua famiglia con una stretta di mano, anche grazie alla mediazione dell’allenatore di Seppi Sartori, ma anche immagino con una stretta al cuore.
Piatti & Co lo hanno fatto crescere sereno prima come ragazzo nell’età che è riconosciuta la più difficile, e poi come tennista. Lo hanno protetto, lo hanno circondato d’affetto. Lo hanno fatto diventare un giocatore fortissimo, il più bravo della sua generazione. Gli hanno tracciato una strada che Jannik sta percorrendo velocissima. Inutile ricordare le tappe compiute, tutti noi le conosciamo. Nessuno in Italia ha fatto meglio di lui. Ha battuto qualsiasi record di precocità per un giocatore azzurro. Sono pochi tra i player stranieri di questo millennio che a vent’anni sono stati più bravi.
Se la notizia verrà confermata, Jannik si è ecclissato dopo l’Australian Open ufficialmente per positività al Covid, ci sarà la rottura. Speriamo che l’altoatesino sia consigliato bene, che non faccia un salto nel buio perché questo rischio esiste.
Con qualsiasi allenatore Sinner deve sapere che il viaggio è ancora abbastanza lungo. Se Jannik pensa di poter vincere entro l’anno uno Slam ha sbagliato i conti. Non sarebbe ancora nelle sue corde, nelle sue possibilità.
Dalla seconda metà del 2023 potrebbe essere competitivo per risultati del genere. Zverev, Tsitsipas, Auger, Shapovalov, più grandi di lui e da molto più tempo nel circuito professionistico, non ci sono riusciti. Per vincere un Major si devono unire molte congiunture astrali e non deve mancare anche un po’ di fortuna.
Il super tecnico non basta. Guardiamo cosa ha combinato Zverev con Lendl o con Ferrero. Non tutti i caratteri sono uguali, certo, ma per adesso Jannik ha ancora bisogno di un signore paziente che gli insegni il tennis per migliorarlo su certi aspetti tecnici che sono ancora carenti. Non si tratta solo di perfezionarlo.
Jannik sta frequentando ancora la Facoltà specialistica, non è al penultimo giorno di chiusura del Masters. Su terra e soprattutto su erba è carente. Gli Slam non si giocano nel chiuso dei palazzetti, il luogo dove Sinner esprime il suo tennis migliore.
Vedremo se rottura sarà e quali saranno le decisioni che prenderà Jannik. Più che nomi, ho l’identikit in testa. Deve essere un ex giocatore empatico che ha chiuso l’attività agonistica da poco, con molta voglia di girare e d’insegnare. Forse sembrerà strano ma è proprio di questo che Jannik ha bisogno. Quando sceglierà, forse l’ha già fatto, speriamo che cali l’asso giusto. Un errore potrebbe ritardargli la crescita tennistica.