Ho stilato una classifica che tiene conto dei principali risultati nei tornei più importanti che si sono giocati in stagione.
Esprimere giudizi e valori, classificare secondo i propri criteri anche gli atleti è un’arte che è sempre piaciuta e il nostro sport non fa eccezione.
La prima ad essere considerata ufficialmente degna di nota, occasione di discussione tra giornalisti, giocatori, tecnici e appassionati, fu la classifica di Wallis Mjers giornalista del Daily Telegraph, pubblicata dal 1913.
Dopo di lui ci provarono in tanti ma non era certo un compito facile stilare la classifica dei migliori negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale. Poche le conoscenze tecniche anche tra i giornalisti più assidui del nostro sport che finivano per farsi influenzare, in un mondo dove viaggiare era ancora un’impresa riservata a pochi, dai giocatori che conoscevano personalmente e dei quali magari erano anche amici.
Dal 1952 Lance Tingay, anche lui del Daily Telegraph, riprese la tradizione di pubblicare la classifica mondiale dei migliori. Ad onor del vero bisogna ricordare che anche Lance si faceva prendere dall’amore sfrenato che aveva per Wimbledon tanto che finiva per mettere nelle prime posizioni il vincitore, il finalista e gli altri player che avevano fatto ottimi risultati ai Championships.
Quando il tennis divenne Open e nacque l’Atp non ci si poteva più permettere di dipendere dagli umori di coloro, pur stimati, che stilavano le classifiche a fine anno, spesso divergenti tra loro. Questo compito fu affidato quindi al computer che il 23 agosto del 1973 mise al primo posto Ilie Nastase. Negli anni sono cambiati i criteri di valutazione a dimostrazione che non ne esiste uno matematicamente perfetto. Comunque tutti i migliori della storia del nostro sport sono arrivati in vetta al ranking.
Io ne propongo una personalissima che vuole essere un gioco, una piccola provocazione, che può diventare fonte di dibattito per un tema, quello del ranking, che ha sempre appassionato moltissimo i tifosi. La mia è solo una classifica parziale legata alle prestazioni di più alto livello.
Parte da un presupposto fondamentale: il punto di vista dei giocatori. Qual è l’obiettivo massimo di un big, quali gli appuntamenti cui tiene maggiormente? Non serve un sondaggio approfondito per sapere che la vittoria o un ottimo piazzamento nei tornei Slam e in subordine nei 1000 è all’apice della loro personale scala di preferenze.
Arrivare almeno nella seconda settimana Slam per giocatori che non sono Djokovic, Nadal e Federer vale tantissimo in termini di visibilità e di immagine, elementi fondamentali quando si tratta di rinnovare contratti pubblicitari e di sponsorizzazione. La questione economica va a braccetto con quella dei risultati.
Venti o trent’anni fa esisteva una gerarchia dei tornei più prestigiosi cosicché Wimbledon era molto più importante dello Slam australiano; oggi, pur nella differenza della tradizione, vincere a Flushing Meadows o in Australia è fonte di gioia inestimabile al momento e dato incancellabile nella carriera del player.
L’anno scorso nel testo 2020 l’anno della rivoluzione? avevo inserito una classifica con un punteggio a scalare per gli Slam dalla vittoria fino agli ottavi di finale e per i Masters 1000 fino ai quarti. I tornei 500 e 250 non li avevo presi in considerazione.
Quest’anno, siccome si sono giocati solo tre Slam e tre Masters 1000 ho deciso di valutare, come compensazione visto che si sono giocati sei tornei Masters 1000 meno del previsto, anche i sette 500 disputati.
Il punteggio è ponderato perché pesato rispetto al valore effettivo che hanno per i giocatori. Mi è sembrato giusto considerare anche chi ha fatto bene alle Atp Finals di Londra che l’anno scorso, sbagliando, non avevo valutato.
Assegno molti punti agli Slam, molti meno ai 1000 perché un torneo Major – sette incontri tre su cinque per chi arriva in finale – rimane una garanzia di qualità inattaccabile.
La classifica che avevo stilato lo scorso anno aveva visto primeggiare Nadal davanti a Djokovic. Nettamente distanziati erano finiti Federer, Medvedev e Thiem.
Quest’anno il primo posto è andato a Djokovic, seguito da Thiem che ha giocato benissimo gli Slam sul veloce e Nadal che non ha gareggiato a New York. Medvedev rimane in quarta posizione. Lo scorso anno il suo punteggio finale fu meritato grazie ai risultati ottenuti sul cemento americano. Quest’anno il bottino lo deve a Bercy e soprattutto alla vittoria delle Atp Finals di Londra che non avevo preso in considerazione, come ho detto, l’anno scorso.
In questa stagione è da notare il gran balzo di Rublev grazie in particolare ai tre successi consecutivi ottenuti nei tornei 500 che si sono giocati nel periodo post lockdown. Bene anche Schwartzman che ha fatto una seconda parte di stagione – penso a Parigi e Roma in particolare – da incorniciare. Sascha Zverev ha avuto un rendimento molto più costante rispetto allo scorso anno anche se a mio parere ha ancora molti problemi da risolvere per diventare un vincitore Slam. Tsitsipas non ha fatto il salto di qualità che molti si aspettavano.
Federer ha giocato solo in Australia, non può che essere sceso. Fognini non ha potuto giocare al meglio la stagione sul rosso. Berrettini non ha avuto la forza, causa anche diversi problemi fisici, di ripetersi.
Il mio vuole essere, ricordo, un gioco che prende in considerazione solo i tornei più importanti. Tuttavia se confrontiamo questa classifica con quella Atp possiamo notare che gli scostamenti sono poco significativi.
Legenda punteggi della mia classifica 2020
La mia classifica 2020
La mia classifica 2019
A conclusione del capitolo mi sembra giusto ricordare molto brevemente alcuni dati interessanti a livello dei tornei 250. Se ne sono disputati diciotto contro i trentanove dello scorso anno.
A conferma della buona stagione giocata da Rublev sono da rilevare le vittorie a gennaio di Doha e di Adelaide. Doppiette anche di Sascha Zverev nei tornei indoor giocati a Colonia e di Ugo Humbert ad Auckland e ad Anversa, primi successi a livello Atp. Primo successo in carriera anche per Casper Ruud a Buenos Aires. Per Miomir Kecmanovic, 21 anni il giorno dopo la vittoria di Kitzbuhel, primo 250 in carriera. Stesso discorso anche per John Millman ma per lui gli anni sono 31.
Tra i nati nel nuovo millennio interessante, ma da confermare, il successo a Santiago di Thiago Seyboth Wild ma soprattutto la vittoria cercata e ottenuta in zona Cesarini da Jannik Sinner a Sofia, nell’ultimo 250 di stagione. Non ce l’ha fatta invece Felix Auger-Aliassime che continua a collezionare sconfitte in finale. Due quelle di quest’anno tra i 250 alle quali va aggiunta quella di Rotterdam.
Sono in corso le qualificazioni a Delray Beach e ad Antalya. Poi sarà la volta dei tornei che si giocheranno a Melbourne a partire dal 31 gennaio. Lo Slam incomincerà l’8 febbraio per concludersi domenica 21.
Ci saranno sorprese in vista?