Con la finale del torneo nell’ Atp 500 di Vienna dello scorso novembre pensavo che Lorenzo Sonego fosse arrivato ad una svolta. Certo non mi ero fatto illusioni sulla facilissima vittoria ottenuta contro Djokovic ma i netti successi contro Lajovic ed Evans, quello in due tie-break contro Hurkacz – anche se non dobbiamo dimenticare che era entrato in tabellone come lucky loser – mi avevano forse illuso che il piemontese fosse vicinissimo ad una svolta quasi definitiva della sua carriera.
Rovescio abbastanza regolare e continuo con variazioni in slice, posizione più avanzata durante lo scambio, maggiore ricerca della rete, ottime prime e una buona seconda sono aspetti tecnici che sicuramente negli ultimi due anni ha migliorato in modo importante e durante quella settimana la crescita fu molto evidente. Negarlo sarebbe ingiusto nei suoi confronti.
Poi c’è l’aspetto mentale che molti considerano il suo cavallo di battaglia, la caratteristica principale attraverso la quale riesce a vincere partite che lo vedrebbero sconfitto in partenza. Quando c’è da lottare, da tirare fuori gli artigli, nel punto a punto Lorenzo è pronto a dare il meglio di sé. Siamo proprio sicuri?
Vado a memoria per quel che ho visto e mi faccio aiutare dai dati che non mentono mai. Abbiamo ancora negli occhi le bellissime giornate al Foro Italico con le vittorie su Thiem al quale annullò match point e su Rublev con il quale vinse al terzo set dopo aver perso il primo o le fantastiche giornate di Cagliari dove il terzo set, spesso con rimonta, era quasi la regola. Ricordate la finale con Djere?
Se andiamo al 2019 c’è il successo nel Challenger di Genova contro Fokina annullando match point e quello di Antalya contro Kecmanovic. A Kitzbuhel, prima di perdere contro un indiavolato Thiem in semifinale giocando un secondo set da favola nel quale si fece annullare un set point, aveva salvato match point sia contro Delbonis che contro Carballes. Potrei andare avanti perché la lista di partite vinte per un soffio non è certo finita ma il mio compito non è quello di annoiare.
Se guardiamo tuttavia anche l’altro lato della medaglia ci accorgiamo che sono tante le sconfitte che bruciano, i match nei quali si è fatto recuperare anche due break, le partite praticamente già vinte nelle quali è uscito sconfitto.
Passi la finale persa ad Eastbourne contro De Minaur sul filo dei punti, ma cosa vogliamo dire delle sconfitte contro Feliciano Lopez – in Australia quasi in vacanza – che gli ha recuperato due set e quella recentissima e pesantissima contro Otte a Flushing Meadows dove, come in un gioco a perdere, scappava in vantaggio anche di due break per farsi riprendere immediatamente? Anche qui la lista sarebbe lunghissima ma non voglio tediare, come ho detto, nessuno.
Veniamo a ieri. Contro il danese Rune, player giovanissimo quanto arrogante, è riuscito a perdere dopo aver vinto il primo set e aver avuto un paio di palle per mettere la freccia anche nel secondo. Nel terzo poi, sull’orlo del baratro, ha controbrekkato al nono game per perdere il servizio in quello successivo.
Quando il n°24 del mondo gioca con un diciottenne, pur promettente che sia, deve far sentire la personalità in campo, il suo status di giocatore più esperto e abituato alla pugna. Parola forse abusata quando si parla di Sonego.
Sono certo che la sua voglia di arrivare ancora più in alto con il miraggio delle Finals di Torino è rimasta intatta dopo la sconfitta di ieri, ma mi sembra che i cali di concentrazione all’interno del match e alcune lacune tecniche devono essere affrontate e possibilmente risolte per quanto sia possibile al più presto, altrimenti i rimpianti e quindi la sfiducia in se stesso possono crescere a dismisura.