E’ stato l’anno degli italiani, almeno fino a Wimbledon. Nella parte finale di stagione a mettersi ancora in evidenza è stato Sinner. Se poi vogliamo precisare meglio, senza nulla togliere a Jannik e anche a Sonego, il 2021 sarà ricordato nei secoli dei secoli per la finale raggiunta da Matteo Berrettini nella 134a edizione di Wimbledon.
La sfiorò Pietrangeli nel 1960 quando in semifinale si dovette arrendere a Laver e non ci andò lontanissimo Panatta nel 1979 quando ebbe la possibilità non remota di arrivare alla sfida finale con Borg. Uscì ai quarti, Adriano la ricorda ancora come la partita dei grandi rimpianti, contro Du Pré che non era un campione ma neanche un player scarso come qualcuno ha provato a farci credere nel corso degli anni.
Si è detto che Matteo è stato anche abbastanza fortunato nel sorteggio perché non ha incrociato tennisti di prima fascia. Se non ha incontrato Zverev nei quarti e Medvedev eventualmente in semifinale non gliene si può fare una colpa. Il tedesco e il russo sono stati eliminati da Auger e da Hurkacz, poi sconfitti da lui nei quarti e in semifinale. L’erba è il terreno sul quale Matteo si esprime al meglio come dimostra la vittoria al Queen’s. Non ci sono altre verità se non quella che lui tra giugno e luglio era in forma splendida.
La finale di Wimbledon persa contro Djokovic, evento straordinario e inaspettato, combattendo fino all’ultimo punto ha fatto passare in secondo piano l’ultimo atto al 1000 di Madrid contro Zverev e il successo di Belgrado.
L’anno è stato condito da altri ottimi risultati, in primis quelli che ha ottenuto Jannik Sinner. Quattro vittorie Atp per un ventenne, la prima finale Masters 1000 e i miglioramenti nell’ultima parte di stagione suggellati dal raggiungimento della classifica di top ten dimostrano che il ventenne della Val Pusteria è in costante ascesa e non credo che le critiche che ogni tanto riceve possano scalfire le sue sicurezze. E’ guidato molto bene da Riccardo Piatti e l’obiettivo di volgere lo sguardo in lontananza è sicuramente saggio.
La stagione di Lorenzo Sonego che ha giocato bene fino a Wimbledon dove ha perso agli ottavi contro Federer, è stata di ottima fattura. Ha dimostrato di sapersi adattare a tutti i tipi di campo anche se secondo me, almeno per adesso, la terra battuta è la superficie sulla quale si esprime al meglio. La vittoria a Cagliari ma soprattutto la semifinale raggiunta al Foro Italico – l’ultimo a riuscirci fu il Capitano di Coppa Davis Volandri quattordici anni fa – ne è la dimostrazione più lampante.
La sconfitta abbastanza inaspettata contro Gojo proprio nella competizione a squadre ci fa capire che Lorenzo deve andare oltre quei muri psicologici di concentrazione e convinzione che Matteo e Jannik hanno già superato. Se ci riuscirà potrebbe fare ancora un salto in termini di rendimento e quindi di classifica.
Non possiamo nemmeno dimenticarci i primi due set vinti da Lorenzo Musetti contro Djokovic agli ottavi del Roland Garros e la semifinale raggiunta ad Acapulco insieme ad altre discrete partite giocate in modo poco continuo. A 19 anni il tempo per migliorare non manca di certo. Il suo gioco, che ha nella capacità di creare e di giocare palle sempre diverse, la sua peculiarità e marchio distintivo, è un puzzle di difficile composizione.
Gianluca Mager ha fatto un buon salto di qualità soprattutto perché ha saputo lasciarsi alle spalle i tornei Challenger. Credo che abbia preso consapevolezza di poter essere un discreto protagonista nei tornei Atp. A 27 anni ha ancora tempo per fare un’ottima carriera. Marco Cecchinato ha centrato solo la finale di Parma mentre per Stefano Travaglia è stata una stagione da dimenticare.
Fabio Fognini viene da un periodo molto tormentato ma da certe dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi ho come l’impressione – il prossimo anno compirà 35 anni – che incominci a pensare alla pensione.
E’ sceso di classifica Salvatore Caruso, mentre stanno ottenendo i primi risultati di rilievo i giovanissimi Flavio Cobolli che ha giocato una stagione continua, Luciano Darderi, Matteo Arnaldi, Giulio Zeppieri, Luca Nardi e i giovani Andrea Pellegrino e Gian Marco Moroni. Come dire che il ricambio generazionale, Paolo Lorenzi ha smesso di giocare e Andreas Seppi non tarderà, non mancherà ad arrivare.