Alcune note di approfondimento sui più giovani che non sono ancora in top ten.
Ci sono giovanissimi dal punto di vista tennistico prima ancora che anagrafico. Chi sono? I ragazzi saliti sul palcoscenico mondiale del tennis che conta con buona continuità di risultati negli ultimi dodici – diciotto mesi, ma che non sono ancora in top ten, indipendentemente dall’avere 21 o 23 anni.
E’ di loro che tratterò in queste note.
Shapovalov nella seconda parte della stagione 2019 sembrava aver trovato consapevolezza ed equilibrio. Il titolo vinto a Stoccolma, il primo della sua carriera, e la finale a Parigi-Bercy non possono che essere l’inizio di una lunga corsa.
Anche se nei primi due mesi dell’anno non ha saputo confermarsi, le frecce al suo arco sono infinite. E’ difficile non immaginarlo sul trono che fu di McEnroe.
Il 2019 è stato per Auger-Aliassime, che ha compiuto 19 anni nel pieno dell’estate scorsa, un anno di grazia. All’inizio dello scorso anno Felix era fuori dai cento. Ha fatto benissimo nelle finali di Rio e Lione sulla terra, in quella di Stoccarda sull’erba e nelle semifinali di Miami e del Queen’s.
Nella seconda parte dell’anno, complici alcuni problemi fisici e una certa ansia da prestazione per colpa di chi lo vedeva già quasi sul tetto del mondo, le sconfitte sono arrivate una dopo l’altra come chicchi di grandine durante un’estate tempestosa.
Le finali di Rotterdam e di Marsiglia a febbraio e la semifinale di Adelaide a gennaio hanno dimostrato che Felix sta crescendo nel fisico e nello spirito. Quando migliorerà ancora saranno guai per tutti, nessuno escluso.
Per de Minaur, the Demon come lo soprannominò un suo avversario quando lo incontrò per la prima volta, le vittorie dello scorso anno di Sidney, Atlanta e Zhuhai e le finali perse a casa di Federer e a Milano contro un Sinner scatenato, sono da considerare solo i primi vagiti di un player che ha la velocità di uno sprinter e la volontà di un maratoneta nel tagliare per primo il traguardo.
La tecnica è ancora da affinare ma sono certo che nel giro di un paio di anni giocherà straordinariamente bene in ogni zona del campo.
Ha saltato i primi tornei dell’anno, compreso l’Australian Open, per problemi fisici.
Per Rublev non c’è stata solo la vittoria nella sua città a suggellare un 2019 che, in particolare nella seconda parte di stagione, è da considerare positivamente. Oltre al successo di Mosca è arrivato in finale ad Amburgo, ha fatto i quarti a Cincinnati e gli ottavi a Flushing Meadows.
Ha iniziato l’anno molto bene con le vittorie di Doha e Adelaide. Non lontano dalla top ten, attualmente n°14, troverà nelle variazioni di ritmo e nella scelta del momento migliore per attaccare, le armi per crescere ulteriormente.
Il panorama dei giovani sta crescendo a vista d’occhio.
Garin con le vittorie di Cordoba e di Rio che confermano i successi di Houston e Monaco della scorsa stagione, la prima nella quale si è messo in luce dopo anni di risultati sotto le aspettative, ha dimostrato di essere ormai tra i primi cinque specialisti sul rosso.
Il terraiolo Ruud ha ottenuto a Buenos Aires il primo successo di un norvegese nel circuito Atp.
Voglio ricordare i talentuosissimi poco più che ventenni Humbert che ha vinto ad Auckland e Bublik semifinalista a Marsiglia.
Credo molto anche in Kecmanovic, semifinalista a Doha e a New York, per un futuro radioso anche se il confronto con Djokovic che qualcuno ha fatto è fuori luogo.
Mi piace molto Moutet che sembra far rivivere un gioco dalla bellezza antica. La finale ottenuta a Doha sembra dar ragione a chi crede in lui.
Per Opelka, fuori dai cento nel 2018 e che l’anno scorso vinse a sorpresa il torneo di New York, il balzo sembra importante.
Il successo a Delray Beach lo conferma a buoni livelli. Se il gigante statunitense, oggi n°39, vorrà diventare un player di un certo rilievo sul palcoscenico mondiale dovrà migliorare il suo gioco da fondo.
Personalmente credo molto nella crescita di Fritz e Hurkacz che lo scorso anno hanno già vinto nel Tour maggiore.
Per lo statunitense prima dell’interruzione è arrivata la finale ad Acapulco contro uno scatenato Nadal, mentre il polacco ha come migliore risultato dell’anno la semifinale ad Auckland. Mi aspetto una carriera di primo piano per entrambi.
Per Sinner dobbiamo avere solo un po’ di pazienza e non chiedergli l’impossibile come qualcuno sta già incominciando a fare. Piatti ricorda spesso che ci vogliono ancora centocinquanta partite e anche molte sconfitte per diventare un player di livello mondiale.
La vittoria a sorpresa a Santiago di Seyboth Wills, primo giocatore del nuovo millennio a vincere a livello Atp, ha confermato tutto quello che di positivo si dice su di lui: buoni colpi, spirito vincente e voglia di arrivare. Bisogna attenderlo per quando si ricomincerà a giocare.
Fokina, Popyrin e Michael Ymer assicurano potenza, per Ruusuvuori anche le qualità tecniche sembrano di primo piano. I risultati ottenuti finora, soprattutto nei Challenger, li stanno avvicinando al tennis che conta, la soglia delle migliori cento racchette non è certo il loro vero obiettivo.
Tra i giovanissimi l’unico che, a mio parere, sta tradendo le attese è Tiafoe. Dopo i quarti giocati in Australia lo scorso anno non solo non ha saputo ripetersi ma sta dimostrando alcuni limiti tecnici che dovrebbero preoccupare il suo team.