Sono diverse le note positive che vengono da questa edizione del torneo di Washington. Abbiamo ritrovato Jannik Sinner che forse non è ancora quello dei primi mesi dell’anno ma nel corso della settimana ha migliorato molto le sue prestazioni.
In particolare ieri è tornato a funzionargli la prima di servizio, ha cercato variazioni di ritmo, e colpi in progressione che lasciano ben sperare per la semifinale di oggi contro Jenson Brooksby.
Il giocatore californiano, un anno maggiore di Sinner, è ancora poco conosciuto in Italia perché ha giocato finora soprattutto negli Usa. Ha messo a segno tre Challenger al quale va aggiunta per dovere di cronaca una finale. A Newport, quasi a digiuno di tornei del circuito maggiore, ha perso la finale con un ritrovato Anderson che ha fatto valere la maggiore esperienza.
Mi ha impressionato al secondo turno di questo torneo dove ha battuto, senza lasciare spazio e tempo ad una possibile ripresa, Auger-Aliassime. Il predestinato sembrava Jensen per il numero interminabile di colpi vincenti che ha messo a segno. Per contro Felix è sembrato disorientato e assolutamente incapace a reagire.
Il giovane statunitense ha un repertorio completo di colpi. Gli riesce tutto anche se la preparazione e l’esecuzione di alcuni punti sono poco ortodossi. E’ normale che debba affinare le sue armi e acquisire esperienza ma il ragazzo mi sembra che impari molto velocemente. Due esempi tra tutti. Tre anni fa partecipò, grazie ad una wild card, agli U.S. Open. Giocò con Millman che gli lasciò pochi game. Ieri Jensen gli ha fatto lo stesso trattamento senza che l’australiano, famoso per le sue resistenze estreme, sia mai riuscito a trovare contromisure adeguate. Contro Anderson la rivincita è stata quasi immediata. Lo ha sconfitto al primo turno di questo torneo.
Gli statunitensi aspettano da oltre quindici anni un campione. Brooksby, Nakashima e Korda potrebbero fare invertire la rotta molto negativa. Non so se arriveranno tutti tra i top five ma credo che almeno uno di loro riuscirà a sfondare il muro del silenzio.
Il match di questa sera tra il californiano e l’altoatesino è intrigante, interessante sotto molti punti di vista. Jannik dovrà trovare la prima e rispondere aggressivo. Il match si dovrebbe giocare sulla diagonale di rovescio. Bisognerà vedere chi sarà più capace a cercare variazioni di ritmo vincenti e a sfondare il muro avversario in progressione. Mi aspetto una partita spettacolare, preludio di molti match che si giocheranno negli anni prossimi.
L’altra semifinale sarà fra Kei Nishikori e Mackenzie McDonald. Sono contento di rivedere il giapponese in una semifinale. L’ultimo penultimo atto di un torneo l’aveva raggiunto a Barcellona nell’aprile del 2019 quando perse 7-5 al terzo set da Medvedev. E’ stato uno dei giocatori più sfortunati dell’ultimo decennio. Troppi gli infortuni, i ritiri, i lunghi momenti di pausa che hanno fatto seguito a diverse operazioni e riabilitazioni. Kei ha sempre creduto di ritornare a giocare il suo tennis veloce e aggressivo dal timing perfetto. Lo si è visto questa notte contro Harris quando ha giocato non concedendo nulla e senza alcuna distrazione mentale nel momento in cui il sudafricano poteva tornare in partita.
La semifinale che lo vede impegnato con lo statunitense tuttavia non è un match dall’esito scontato. Sebbene la sua carriera non sia minimamente paragonabile a quella del nipponico bisogna dire che anche McDonald ha subito molti infortuni che gli hanno limitato la possibilità di ottenere successi nei tornei del tour maggiore. Il suo gioco si adatta perfettamente al cemento americano ma credo che questa sera le motivazioni di Nishikori di tornare ad una finale di un torneo Atp 500 – non ci riesce dall’autunno del 2018 – sia così forte che non se la voglia lasciar sfuggire.