Nel Movimento italiano si stanno distinguendo alcuni giovani e giovanissimi che ci fanno ben sperare per i prossimi anni come mai era successo.
Nella settimana in cui festeggiamo un bellissimo record per il nostro sport – dieci giocatori nei primi cento – mi sembra giusto dividere i pani dai pesci, l’acqua dal vino. I tornei di Cagliari e di Marbella permettono di chiarire meglio la situazione del nostro tennis dove si sta formando una separazione abbastanza evidente che fino all’anno scorso non potevamo prevedere.
Iniziamo da Marbella. Il 6-2 6-1 rimediato da Fognini contro Munar, giovane spagnolo che non ha certo il talento di Alcaraz, la dice lunga sul difficile rientro che sta avendo Fabio. La prossima settimana gli scadranno 500 punti – altri 500 sono congelati – relativi alla vittoria di Montecarlo e se non dovesse fare una buona prestazione il rischio di una discesa abbastanza brusca è possibile.
Mager, che veniva dalla vittoria nel Challenger di Marbella dove aveva sconfitto in finale il “giustiziere” di Fognini, ha confermato di essere abbastanza in forma battendo Kukuskin prima di essere sconfitto da Ruud, troppo per lui.
A Cagliari erano presenti nel tabellone principale sette italiani. Solo Musetti e Sonego sono arrivati ai quarti. Gli altri sono stati sconfitti abbastanza nettamente. Sinner si sta dedicando ad una settimana di preparazione in vista di Montecarlo, Berrettini è rientrato solo in doppio ma quando tornerà in condizione, penso alle prestazioni nell’Atp Cup, sarà in grado di vincere di buona lena.
Tra i giocatori italiani si sta formando una élite che comprende due giovanissimi che diventeranno protagonisti di livello assoluto – Sinner prima di Musetti ma il carrarino in un futuro abbastanza breve potrebbe tornare a giocare una finale al Foro che manca da oltre 40 anni – Berrettini del quale dobbiamo temere solo gli infortuni, Sonego che sta migliorando match dopo match e che sta dimostrando una capacità di adattarsi a tutte le superfici che non sospettavamo.
Sonego ha fatto benissimo a puntare ai tornei sul veloce piuttosto che andare a giocare in Sud America come l’anno scorso. Avrebbe guadagnato forse qualche posizione in classifica ma sarebbe rimasto ancorato al cliché di giocatore da rosso che oramai non può che stargli stretto.
Qualche giorno fa il Presidente federale ha detto che tra la punta e il movimento preferisce la seconda opzione perché dimostra che la Federazione sta facendo bene il suo compito. Binaghi si sente giustamente fiero di aver contribuito a dare al nostro tennis una identità che gli mancava da troppi anni ma deve ricordarsi che saranno Sinner e Musetti, Berrettini e Sonego a far crescere in termini di visibilità il tennis italiano. Saranno loro a “strappare bambini al calcio” per donarli alle Sat e far crescere negli anni un numero sempre maggiore di agonisti e di appassionati.
Cosa sarebbe stato il tennis italiano se al posto di Panatta ci fossero stati cinque giocatori discreti? Avremmo fatto in quel periodo quattro finali di Davis? Ben vengano diversi giocatori nella fascia 70-90, ma sono i top ten, l’entusiasmo per le grandi finali e vittorie che faranno del tennis lo sport più seguito – ad esclusione del calcio – nel prossimo decennio.
Già inserito il 9 aprile 2021 su Facebook