Il giovane spagnolo fa sul serio e bruciando le tappe dimostra di essere la vera alternativa ai tennisti nati negli anni 90.
Quando tra il 2017 e il 2018 i big four avevano superato i trent’anni, a parte Federer che era un extra quota, s’incominciò a parlare di next-gen. Il primo a essere considerato fu Thiem che, nato nel settembre del 1993, faceva da ponte tra i vecchi e i giovani che sembravano avanzare con passo certo senza lasciare il minimo dubbio sul sicuro giro di boa in tempi brevi.
I più interessanti erano tuttavia i nati nella seconda metà dell’ultimo decennio del ‘900. Il predestinato per eccellenza sembrava Alexander Zverev che gli addetti ai lavori avevano incominciato a conoscere quando intorno ai 16 anni seguiva il fratello e il padre nei tornei e incominciava già a scambiare con i migliori tra un allenamento e l’altro. Fu il primo a vincere un Masters 1000 come gli Internazionali d’Italia nel 2017 quando aveva compiuto da pochi giorni vent’anni.
Daniil Medvedev si fece conoscere sul cemento americano nell’estate del 2019 quando alla fine di una cavalcata con pochissimi passi falsi tra Washington, Montréal e Cincinnati si presentò agli US Open come uno dei favoriti. Fu fermato in finale da uno scatenato Nadal. Tsitsipas, di due anni più giovane di Medvedev e uno di Zverev, arrivò in finale a Toronto nel 2018 sconfitto dal maiorchino che sul cemento canadese si è sempre trovato particolarmente a suo agio.
In quegli anni tra un acciacco e un ritorno in grande stile, a vincere i Major erano tuttavia i tre migliori con le sole eccezioni di Thiem e Medvedev capaci di vincere a Flushing Meadows nel 2020 e nel 2021 insinuandosi tra le pieghe di un tennis che non concedeva mai pause se non quella parziale del Covid.
Molti puntavano su Denis Shapovalov e Felix Auger-Aliassime. Il primo per il suo talento, finendo per scomodare anche McEnroe e il secondo per un fisico che ha pochi uguali e per la serietà che ci mette negli allenamenti e in partita, ma i due canadesi non sono ancora entrati nell’elite che conta, anzi oggi sono sicuramente in crisi di risultati e di gioco.
Felix è stato il primo player del nuovo millennio sul quale si faceva molto affidamento. Gli altri, più giovani di qualche anno, erano a ruota. Il torneo Next–Gen del 2019, qualche mese prima che iniziasse la pandemia, fece conoscere al mondo del tennis e non solo un ragazzino della val Pusteria, tale Jannik Sinner di 18 anni e spiccioli, che suscitò scalpore per come menava fendenti di diritto e rovescio in progressione sempre precisi, veloci e spesso molto vicini all’incrocio delle righe. Sembrava lui il nuovo messia, il nuovo dio del tennis e faceva specie che fosse italiano. Mai dalle nostre parti si era visto un fenomeno simile a quell’età!
Sembrava quindi che la partita nei prossimi anni se la sarebbero giocata i sopranominati con qualche eccezione e magari alcune aggiunte mentre i grandissimi potevano incominciare un meritato periodo di riposo.
Gli eventi difficilmente avvengono secondo la regolarità che noi vorremmo, sulla base di quello che pensiamo giusto e normale perché spesso succede qualcosa capace di sconvolgere. Lo tsunami nel tennis si chiama Carlos, per gli amici Carlitos, Alcaraz nato il 5 maggio del 2003 a El Palmar vicinissimo a Murcia.
Appena gli esperti e il pubblico lo hanno visto giocare nei Challenger hanno capito che il ragazzino faceva sul serio tanto che il suo coach Ferrero diceva di non aver accettato proposte per allenare top ten. Lo seguiva nei tornei quando ancora era poco più di un ragazzino cresciuto in fretta.
Dopo un paio di vittorie – Umago e Rio – di peso medio, l’anno scorso tra Miami, Barcellona e Madrid, tutti incominciarono a capire che era da prendere sul serio e che per lui terra e cemento non facevano differenza. Dopo un’estate passata a giocherellare arrivò forte il botto degli US Open. Quest’anno le repliche a casa sua, la vittoria del Queen’s il 25 giugno e il successo ai Championships del 16 luglio battendo in finale Djokovic che aveva dominato le ultime quattro edizioni, hanno fatto capire che sa vincere su tutte le superfici e che il suo talento è unico.
Cosa succederà da oggi molti lo immaginano e proprio per questo io mi esento, sarebbe troppo facile e scontato parlarne adesso. Staremo a vedere. Non credo e non spero che il suo dominio sarà assoluto per i prossimi anni anche se in questo momento non si vede nessuno in grado, nemmeno minimamente, di contrastarlo, a parte Djokovic.
Gli altri dovranno incominciare a correre e anche molto velocemente se vorranno giocarci alla pari. Questa possibilità a oggi non esiste.