Si chiude il settimo mese di attività del 2023. Il nome nuovo del tennis italiano è Matteo Arnaldi che si era fatto conoscere alle Next Gen Atp Finals di Milano dove comunque non era riuscito a vincere nemmeno un incontro. Molti tecnici e appassionati avevano visto in lui un player dalle ottime possibilità perché dotato di caratteristiche tecniche, tattiche e mentali che non sono abituali per chi è da pochi mesi nel Circuito.
I risultati nei Challenger avevano mostrato che aveva le qualità per emergere prima e più degli altri. Ogni suo quindici è pensato e giocato in modo diverso, con capacità di adattamento all’avversario, che non sono comuni per chi ha poca esperienza.
In questi mesi non sono mancate le sconfitte di partite che potevano anche essere vinte ma quello che più mi piace di Arnaldi è la sua indubbia capacità di resettare immediatamente gli aspetti negativi per riprovarci immediatamente, magari con una soluzione nuova in grado di stupire. Le braccia, le gambe e la mente sono veloci a mettersi in azione, a trovare soluzioni d’attacco come di difesa spesso vincenti.
Sabato ha giocato la prima semifinale al torneo di Umago perdendo contro il futuro vincitore Popyrin dopo aver mostrato un carattere eccezionale oltre che un tennis di buon livello. Oggi con la classifica di n°65, race n°59, è il quinto giocatore italiano. Ha superato di gran lunga i suoi coetanei come Zeppieri, Cobolli, Nardi, Passaro, Bellucci e Gigante, dai quali ci aspettavamo una stagione migliore che non è venuta.
Il player di Sanremo ha giocato negli ultimi mesi diversi tornei Atp nei quali ha fatto bene a partire da Barcellona. Tra gli altri ha sconfitto Fils e Ruud a Madrid, Schwartzman a Roma, Galan al Roland Garros, ha superato le qualificazioni a Wimbledon, e ancora Ruusuvuori a Bastad e Lehecka a Umago. Non poco per un player che all’inizio dello scorso anno faceva ancora le qualificazioni nei tornei Challenger, alcune volte senza passarle.
Cosa ci possiamo aspettare? Non dobbiamo dargli fretta, credo che sia il primo a non mettersela. Non è Alcaraz e dobbiamo saperlo. Personalmente penso che la sua ascesa verso le vette della classifica – non so dire ovviamente se top 20 o 30 – arriverà. I tempi ce li diranno il suo orologio interno che forse non è velocissimo ma è ben sincronizzato.