L’Australian Open non è mai stato il nostro torneo Slam. Pietrangeli, Panatta e i loro compagni preferivano, escluso rare eccezioni, il rito del dolce Natale in famiglia e del panettone.
Quando i campi in erba vennero sostituiti dal cemento e i viaggi aerei non più considerati una spedizione punitiva, anche i nostri incominciarono a parteciparvi con maggiore frequenza. Il ’91 fu l’anno di svolta: Caratti – quarti di finale – e Camporese – 14-12 al quinto contro Becker che vincerà il torneo – si fecero conoscere al mondo.
Se arriviamo ai giorni nostri la migliore prestazione che nessuno di noi ha dimenticato è stata la vittoria al terzo turno di Seppi su Federer nel 2015. La sconfitta di Andreas poi agli ottavi in rimonta di un giovanissimo Kyrgios rimane a oggi il suo più grande rimpianto. Quell’anno ci consolammo con l’inaspettato successo in doppio di Bolelli e Fognini.
L’anno scorso il migliore fu Fognini che avrebbe potuto regalarsi un quarto di finale con Federer. Quest’anno per Fabio, ancora il migliore del nostro team, troppo poco un ottimo secondo set con Nadal per sperare di ripetere l’impresa di Flushing Meadows di qualche anno fa. Berrettini non ha potuto giocare gli ottavi contro Tsitsipas per una lesione agli addominali. Qualche preoccupazione per un atleta così forte che necessita di fermarsi spesso è lecita. Intanto salterà Rotterdam.
Per gli altri è stata notte fonda o quasi. Sonego, per la prima volta testa di serie in un torneo Slam, si è fatto sorprendere inopinatamente da Feliciano Lopez, quasi un ex giocatore. Travaglia battendo Tiafoe, avrebbe avuto l’onore di giocare sul Rod Laver con Djokovic. Caruso ha perso giocando bene il derby con Fognini, rovinato dagli strascichi inutili a match finito. Seppi contro Cuevas, Cecchinato con McDonald sono stati quasi disastrosi.
A Mager la scusante di aver incontrato, giocando dignitosamente, il futuro semifinalista Karatsev. A Sinner, non fortunato nel sorteggio, per frenare Shapovalov forse sarebbe bastato un giorno in più di riposo dopo la sua seconda vittoria in un 250.
Dei nove italiani presenti alle qualificazioni nessuno è arrivato al turno decisivo. Solo Moroni e Giustino hanno superato il primo. Anche Musetti ha dimostrato che sul veloce deve imparare ancora molto.
Dai nostri mi aspetto almeno un grande risultato al Roland Garros.