Si è concluso ieri uno dei tornei Slam più discussi degli ultimi anni. L’incertezza sulla partecipazione di Djokovic che è durata fino a poche ore prima che iniziassero le partite del tabellone principale, ha contribuito a creare moltissima attesa e ha fatto sì che si parlasse di un evento di tennis anche sui media non specializzati.
Sappiamo com’è andata e per adesso non mi sembra il caso di tornare su un argomento del quale si è discusso molto, secondo me troppo. Dico solo che in questa vicenda hanno perso tutti, in primis il tennis e i suoi dirigenti che non ne escono con un’immagine rafforzata.
Ieri il tennis si è ripreso sicuramente il suo ruolo con la finale tra Rafael Nadal e Daniil Medvedev. La partita fa entrare il maiorchino tra i più grandi sportivi del nuovo secolo. Dato per finito mille e mille volte dimostra ancora di essere sempre in grado di risorgere. Lo aveva confermato nell’ambito del torneo anche se non fosse riuscito a recuperare – impresa che sinceramente ritenevo impossibile – due set a Medvedev.
Il 5 agosto dello scorso anno aveva perso dal sudafricano Harris al torneo di Washington dopo aver rischiato già nel turno precedente. Rafa è sofferente per una sindrome molto dolorosa al piede sinistro che lo tormenta da molti anni e che ogni tanto si risveglia. Gli è servito un trattamento, il riposo e la riabilitazione per il lento recupero.
Dalle dichiarazioni rilasciate ieri e anche nei mesi scorsi credo che in lui si era insinuato forte il dubbio di non riuscire più a recuperare fisicamente per tornare competitivo. Un dubbio che sarà stato anche dolore e lacerazione mentale.
Che il maiorchino appartenga ad una razza particolarissima di sportivi lo si è visto tuttavia ieri quando è stato in grado di riprendere in mano un match che lo vedeva sotto di due set e 0-40 sul 2-3 del terzo.
Il baratro era lì, ma Rafa ha fatto finta di non vederlo. Ha continuato a chiamare a sé tutte le energie che aveva, ha continuato a battagliare prima ancora con se stesso che con l’avversario.
Ha giocato punto su punto non tenendo conto del punteggio, ha migliorato la sua prestazione game dopo game. Ha insinuato nella mente di Medvedev dubbi ed esitazioni. Il russo ha incominciato a innervosirsi perché nel quarto set ha capito che avrebbe potuto perdere un match che probabilmente pensava chiuso dopo le prime due frazioni.
Il merito di Nadal sta nel fatto di aver vinto perché ha saputo cambiare strategia con il passare dei giochi, si è fatto più propositivo, ha fatto la partita cambiando anche la posizione in campo. Il suo braccio ha giocato libero, i suoi colpi partivano sempre più fluidi.
Ha vinto il match prima ancora con la testa e la volontà. Anche quando era ancora sotto con il punteggio riusciva a immaginarsi davanti perché certo di un suo recupero. Averci sempre creduto è stata la sua carta vincente.
Cosa aspettarsi ancora? Non mi sento di rispondere. Non credo sia giusto visto che molti non lo credevano più competitivo. Troppo facile dire che adesso è il favorito per il Roland Garros, dove ha trionfato tredici volte.
Anche se non vincesse rimane l’impresa di ieri che va oltre il valore dello sportivo e assume in sé quello umano dal quale non si può non prescindere. Senza questo aspetto non sarebbe mai potuta arrivare la vittoria in campo.