Il moscovita vince per la prima volta il Masters. E’ il secondo russo a riuscirci dopo Davydenko. Per Thiem seconda sconfitta consecutiva.
Un nome nuovo si aggiunge alla fila dei Maestri che in cinquant’anni si sono succeduti in questo torneo unico e affascinante. E’ Daniil Medvedev che ha battuto, in una finale al cardiopalmo durata 2 ore 42 minuti, Dominic Thiem. Daniil, nell’ultima edizione che si è giocata a Londra, è diventato il secondo russo a vincere il Masters dopo Davydenko che nel 2009 batté in finale del Potro la prima volta che si giocò nella capitale britannica.
Il moscovita è il quinto giocatore, dopo Murray, Dimitrov, Sascha Zverev e Tsitsipas a vincere le Atp Finals negli ultimi quattro anni. Prima di loro ricordo il dominio di Federer con sei titoli e quello di Djokovic con cinque. Dal 2003 gli unici a spezzare l’egemonia furono solo Nalbandian nel 2005 e il già citato Davydenko nel 2009. Gli ultimi quattro vincitori non sono stati fortunati nella stagione successiva. Speriamo che Daniil si appresti a vivere un’altra storia.
Ne ha le capacità. Il suo valore assoluto era già emerso la scorsa estate, eppure questa finale dominata nel terzo set quasi come aveva fatto con Nadal in semifinale, ha rischiato di perderla nel secondo e nessuno, per primo lui, avrebbe potuto lamentarsene. Il moscovita dopo aver perso il primo set, regalando letteralmente il quinto gioco con un doppio fallo dopo essersi trovato 40-0, si è salvato nel secondo da una palla break con un ace nel quinto game ed è stato graziato nel settimo gioco da un diritto abbastanza facile dell’austriaco mandato fuori di un nulla dopo una sua sventurata discesa a rete.
Se Thiem avesse brekkato staremmo forse parlando di un altro vincitore ma la storia del tennis è piena di piccoli errori che hanno fatto la differenza. Così è stato anche questa volta perché, passata la paura, il moscovita ha incominciato a giocare il suo miglior tennis che fa storcere il naso agli esteti ma è efficacissimo. Lo ha dimostrato nel tie-break dove è stato capace di togliere il tempo all’avversario, aprirsi gli angoli e fare un ace che lo ha portato a vincere sette punti di fila dopo lo 0-2 iniziale.
Nel terzo set il break decisivo è venuto sul 2-2 con un attacco di Daniil contro tempo, una delle sue specialità, chiuso al volo. L’austriaco non è più riuscito a trovare vere opportunità per rimettersi in partita. Il servizio di Medvedev era ormai così sicuro che per Thiem era impossibile trovare spazi efficaci in risposta.
Il match, anche se non giocato dai primi due del mondo, non ha tradito le attese. E’ stato a tratti molto bello e spettacolare, tatticamente ben giocato con variazioni di ritmo che non si è soliti vedere, palle lente e tagliate alternate ad altre velocissime, e molte discese a rete. Il russo ha saputo gestire al meglio la fatica e i punti che scottavano maggiormente.
Quando Thiem in vantaggio di un set contro Djokovic ha recuperato nel tie-break del secondo dal 2-4 per portarsi con un servizio vincente sul 6-5, pensavamo che la prima semifinale delle Atp Finals stesse per abbassare il sipario. Non si vincono tuttavia diciassette titoli Slam e cinque Masters per caso. Nole è stato bravo a crederci ancora, aiutato dall’austriaco al quale è forse tremato il braccio per la prima volta nel match. Prima il servizio vincente di Nole, poi il doppio fallo di Thiem e l’errore di diritto hanno ridato fiducia al serbo che con l’orgoglio del giocatore mai domo ha fatto suo il tie-break per 12 punti a 10.
Quando il giocatore più esperto recupera un set nel quale si è trovato più volte ad un passo dal burrone viene da pensare che la grande paura per lui sia passata. Ancor più se consideriamo che nel tie-break del terzo set è stato il serbo a trovarsi in vantaggio per 4-0.
Sfido qualcuno a dirmi che s’immaginava, Nole aveva vinto quindici dei sedici tie-break giocati quest’anno, quello che sarebbe successo nei cinque minuti successivi. Da 0-4 l’austriaco ha ribaltato con sei punti consecutivi – tra i quali ricordo due ace, almeno un diritto vincente e un gran rovescio – l’esito di un match dal quale non sembrava più esserci per lui alcuna fioca luce in fondo al tunnel. Thiem incredulo a fine dell’incontro, sembrava un Lazzaro resuscitato, incapace perfino di gioire come avrebbe meritato.
Mi è tornato in mente che anche l’anno scorso Nole e Dominic, inseriti nel girone eliminatorio intitolato a Bjorn Borg, si erano sfidati in uno dei match più incandescenti del round robin. Pure allora ci fu da parte dell’austriaco uno straordinario recupero al tie-break decisivo che lo portò a continuare la corsa e che contribuì all’eliminazione anticipata del serbo.
Tie-break così emozionanti finiscono per far dimenticare i game che sono serviti per arrivarci e il primo set che è stato giocato nel segno dell’equilibrio. Poche per entrambi le occasioni per correre in avanti. Nel sesto game del primo set Dominic sotto 0-30, per un paio di errori in uscita dal servizio, ha recuperato con i suoi vincenti potenti e precisi. Alla fine del match se ne conteranno la bellezza di cinquanta. Nel gioco successivo è stato Nole a recuperare dallo stesso punteggio. Quando ci preparavamo ad assistere al tie-break, senza sapere che ne sarebbero arrivati di drammatici ed emozionanti nel secondo e terzo set, l’austriaco con una stop volley sul 5-5 ha strappato il servizio al serbo e con un rovescio lungolinea ha chiuso 7-5.
Nel secondo set Nole, più votato a spingere, ha mancato tre occasioni per strappare il servizio contro solo una avuta da Dominic. Il terzo è stato giocato da entrambi sempre alla ricerca di soluzioni rapide e vincenti. Di palle break nemmeno l’ombra!
Il finale è stato riservato al drammatico ed entusiasmante tie-break nel quale Dominic ha dimostrato di essere cresciuto sì tecnicamente ma soprattutto mentalmente. E’ stato l’aspetto che ha fatto la differenza, strano a dirsi quando l’avversario si chiama Djokovic.
Nella seconda semifinale avrebbe dovuto vincere Medvedev in minor tempo e più facilmente. Il primo set suggellato da Nadal ci fa capire perché Rafa è il campionissimo capace di andare sempre oltre l’ostacolo, anche quando dall’altra parte della rete c’è un player che gioca ogni colpo a modo suo, come mai nessun bravo maestro si sognerebbe d’insegnare al proprio allievo.
All’inizio del match solo prime per il ragazzo di Mosca che ha vinto i game al servizio molto rapidamente. Rafa no, lui doveva lottare, condurre lunghi scambi che nel terzo set pagherà in moneta sonante sotto forma di stanchezza. Ha fatto bene il ragazzo di Manacor a crederci anche quando sull’1-1 ha dovuto salvare tre palle break consecutive. Quando Daniil nell’ottavo game ha sbagliato l’impossibile il maiorchino ha agguantato la preda: il primo set è suo per 6-3.
Medvedev è volato nel secondo sul 3-0 vincendo dodici dei primi tredici punti e sul 4-1 ha avuto la palla per andare 5-1. Rafa ci ha creduto, come sempre in carriera anche nelle situazioni più disperate, e complici molti errori del giocatore moscovita ha recuperato fino ad andare a servire per il match sul 5-4.
In quel momento è iniziata una nuova partita che ha visto il russo attore protagonista. Ha strappato il servizio a Nadal senza che lo spagnolo potesse recriminare per propri errori e ha vinto agevolmente anche il tie-break, dominandolo fin dalle prime battute. Nel terzo set è stato il russo a mantenere asfissianti gli scambi, mentre Rafa li provava ad accorciare perché sentiva di essere in riserva. Due break, sul 3-3 e sul 5-3, hanno portato Daniil Medvedev in finale al torneo dei Maestri.
Le Atp Finals di quest’anno hanno mantenuto le promesse in termini di gerarchie. In semifinale sono arrivate le prime quattro teste di serie. Favorite tuttavia di un’incollatura a mio parere erano la 3 e la 4, come le semifinali hanno dimostrato. A vincere poi è stato il giocatore che nell’ultimo mese si è risvegliato da un lungo torpore iniziato proprio con le Finals dello scorso anno dove non si aggiudicò nemmeno un incontro.
Il prossimo anno saremo tutti a Torino: per la prima volta, dopo cinquant’anni, uno dei più grandi eventi di promozione del tennis arriverà in Italia. Vedremo in uno spettacolo unico tutti insieme i primi otto giocatori del mondo. Era ora dopo tanta attesa. Molti dei player di quest’anno saranno ancora presenti. A rischio vedo soprattutto Schwartzman, Federer potrebbe tornare a far parte del lotto. Ci sono diversi tennisti molto giovani che spingono. Penso a Shapovalov, Aliassime, De Minaur ma soprattutto a Jannik Sinner. In prospettiva, il torneo dei Maestri si giocherà all’ombra della Mole Antonelliana almeno fino al 2025, non mi dispiacerebbe affatto vedere Lorenzo Sonego giocare almeno un’edizione del Master nella città che lo ha visto crescere come tennista e come uomo. Forse è solo un sogno, il tempo ci dirà se sarà realizzabile.