Il successo di Nole arriva al quinto set dopo una lunga battaglia che ha messo in evidenza i meriti di Stefanos, ormai da considerare il miglior player della nuova generazione.
Nole Djokovic ha vinto il secondo Roland Garros dopo il successo del 2016 contro Murray. Ha così ottenuto nella quindicinale carriera almeno due vittorie in ognuno dei tornei Slam. Non ci sono riusciti né Nadal, né Federer.
Djoko è stato bravo a recuperare due set, il secondo perso in modo netto. Quando il match sembrava andare nella direzione del greco ha saputo invertire la rotta giocando gli ultimi tre set come difficilmente si era mai visto. Hanno vinto il cuore e l’esperienza, la volontà e la capacità di essere sempre presente. La battaglia è durata 4 ore e 11 minuti.
Le partite faticosissime con Musetti, Berrettini e Nadal che Nole aveva giocato durante la settimana – 13 set complessivamente – e la leggera crisi di energie psicofisiche mi avevano indotto a pensare che fosse arrivata la prima volta in uno Slam per un tennista della nuova generazione. Mi sono dovuto ricredere. Nei set di recupero il match ha cambiato volto, goccia dopo goccia Nole ha riempito il bacino d’acqua che era in secca.
Nel quinto set Tsitsipas ha dimostrato di essere un campione vero perché ha giocato fino all’ultimo convinto di potercela fare. Ha perso perché aveva di fronte un avversario non disposto a concedergli nulla. Solo l’onore delle armi a fine match per una delle partite più belle e intense che si siano mai giocate nel nuovo secolo sulla terra rossa.
Primo turno. Non sono state solo le prime due grandi sorprese del primo turno, ma direi dell’intera settimana e forse oltre. Thiem, numero 4 del seeding, che sapevamo in crisi tecnica e mentale è uscito per mano di Andujar, spagnolo esperto ma nella fase calante della carriera. Quando si perde con un giocatore meno bravo dopo aver vinto i primi due set bisogna cercare i motivi della sconfitta nella cattiva condizione fisica e psicologica ma soprattutto nella scarsa fiducia che dipende dalle poche partite vinte in questa stagione. Auguriamo a Dominic che la sua carriera non abbia raggiunto l’apice nella vittoria Slam di Flushing Meadows. Ha 27 anni e la possibilità di riproporsi tra i grandi, in un momento storico nel quale le carriere dei player durano molto più di un tempo, sicuramente non manca.
Molti avevano scritto che questo poteva essere l’anno di Rublev (7). Quasi imbattibile nei tornei Atp 500 con il suo gioco monocorde ma efficacissimo è andato in forma troppo presto. Dopo aver battuto Nadal a Montecarlo non si è più ripetuto ad altissimi livelli. Nelle competizioni successive, dopo la finale persa con Tsitsipas nel Principato, è stato battuto da Sinner, Isner e Sonego.
Da qui a pensare che potesse perdere al primo turno da Struff, il tedesco che tira servizi velocissimi e diritti potenti ma è molto discontinuo, ce ne passa. Soprattutto dopo aver recuperato uno svantaggio di due set. Nel quinto, perso il proprio servizio al terzo game, Andrej non ha saputo recuperare nonostante abbia avuto un paio di opportunità.
Speravamo che Goffin (13) portasse a Musetti la stessa fortuna che dispensò lo scorso anno a Sinner. Nello strano Roland Garros autunnale i due s’incontrarono al primo turno. La facile vittoria dell’altoatesino fu il viatico che lo portò fino ai quarti contro Sua Maestà Nadal. In questa edizione il carrarino si è fermato agli ottavi solo con il vincitore.
Un’altra testa di serie, la n°20 Auger-Aliassime, è stata fermata dalla prestazione maiuscola dell’italiano che ha maggiore esperienza in campo slammer: Andreas Seppi. E’ stata la vittoria che non ci aspettavamo. Il rovescio usciva rapido e con traiettorie lunghe, il diritto ha funzionato meglio del solito, il servizio è stato importante quando era necessario mettere pressione ad un avversario che si è trovato molto spesso in difficoltà. La vittoria in quattro set, con un bellissimo tie-break al secondo, è stata ampiamente meritata.
Al primo turno tra le 32 teste di serie sono anche uscite la 29 Humbert che sulla terra in questi mesi non ha ottenuto nessuna vittoria di rilievo, la 26 Sonego che dopo la straordinaria prestazione agli Internazionali d’Italia dove ha riportato dopo tanti anni un italiano in semifinale, ha deluso contro Harris, la 25 Evans che aveva ben giocato nei primi tornei sul rosso di questo inizio di primavera, la 19 Hurkacz, ancora fermo dopo il prestigioso successo del Masters 1000 di Miami, la 16 Dimitrov che non riesce più a ritrovarsi dopo il lockdown.
Secondo turno. Al secondo turno a mio parere due sono state le sorprese importanti. La sconfitta abbastanza netta di Bautista Agut (11) contro il qualificato svizzero di origini finniche Laaksonen, per me imprevista vista la buona stagione che aveva giocato finora, anche se in calando, e del russo Karatsev (24) che avevamo presentato come un giocatore che non sapeva perdere o quasi visto il numero impressionante di successi che ha ottenuto dall’inizio dell’anno. Lo vedevamo già alle Finals di Torino come uno dei favoriti. L’esperienza di tante partite viste, di campioni che lo sono stati solo per poco tempo ci consiglia almeno prudenza.
Al secondo turno sono usciti anche De Minaur (21) contro Cecchinato, non proprio una grande sorpresa se si considerano i precedenti sulla terra, Fritz (30) contro Koepfer il tedesco che ha studiato negli Stati Uniti e che ha già dimostrato al Foro Italico lo scorso anno di cavarsela abbastanza bene sul rosso, Monfils (14) che ha giocato troppo poco nell’ultimo anno per essere competitivo, Basilashvili (28) che ha perso dal qualificato Alcaraz il diciottenne spagnolo che i connazionali vedono come il successore di Nadal sulla terra e Khachanov (23) che non è uscito vivo da una battaglia al quinto set contro Nishikori.
Terzo turno. Al terzo turno la sconfitta di Ruud (15) contro Davidovich Fokina è stata per me una grande sorpresa. Partita interessante tra un giocatore che tende a fare ma che disfa molto del suo operato e un player conservativo ma fino ad un certo punto perché quando ha la palla buona non si lascia pregare per chiudere, spesso in contropiede o con degli ottimi sventagli. I colpi più spettacolari sono arrivati da Fokina, è stato lui che ha maggiormente infuocato il poco pubblico presente. Piace perché mette sul campo la grinta che ha.
Negli ultimi due game del quinto set, dopo un incontro di alti e bassi sia dal punto di vista emotivo che fisico soprattutto da parte dello spagnolo, si è accesa all’estremo la battaglia. All’undicesimo gioco break di Alejandro che ha chiuso al dodicesimo dopo che Casper ha cercato con diverse variazioni di traiettoria di portare il match ad oltranza.
Non mi aspettavo la sconfitta in tre set di Fognini (27) contro Delbonis dopo le buone vittorie con Barrere e Fucsovics. Male, troppo male Fabio per essere vero. Tante le occasioni sbagliate, molte volte in vantaggio si è fatto riprendere, ma questo non basta per giustificare una prestazione incolore contro un player che non è Nadal.
Ottavi di finale. Sono così giunte agli ottavi di finale, quindi nella seconda settimana, undici teste di serie, sei delle prime otto, oltre a Berrettini (9), Schwartzman (10), Carreño Busta (12), Sinner (18) e Garin (22). A completare il tabellone anche Musetti, Struff, Nishikori, Davidovich Fokina e Delbonis.
L’incontro Berrettini-Federer non si è disputato. Roger si è ritirato ufficialmente dopo la faticaccia nella partita vittoriosa contro il tedesco Koepfer.
Molti degli incontri disputati in questo turno sono stati meno interessanti del previsto. Tra Sascha Zverev e Nishikori è stata poco più, o forse meno, di una sgambata di allenamento per il tedesco. Sei game lasciati al nipponico che solo nel primo set ha provato a fare partita quasi alla pari.
Tra Schwartzman e Struff c’è stato match vero solo nel primo set nel quale l’argentino ha recuperato da 1-5, annullando ben 7 set point.
Tsitsipas non ha avuto alcun problema ad eliminare Carreño che solo nel terzo set ha provato ad impensierire l’avversario, ma il break al settimo game non gli è bastato. La partita è sembrata scritta fin dal primo quindici.
Medvedev contro Garin ha dominato nei primi due set come si fa solo quando ci sono due spanne di differenza. Nel terzo il cileno è salito sul 3-0 ma il break a 0 di Medvedev al quinto gioco ha riequilibrato il set che si è chiuso al dodicesimo game.
Davidovich Fokina con Delbonis avrebbe potuto chiudere in tre set ma non è stato lontanissimo dal rimettere le carte in gioco fino al quinto. Il personaggio piace perché le sue sono sempre vittorie lottate al limite della sofferenza, della smorfia di dolore, della scivolata.
Musetti ha sfiorato l’impresa giocando in modo immenso contro Djokovic finché ha avuto risorse psicofisiche da spendere. Bravissimo a vincere i tie-break dei primi due set, dal terzo si è spenta la luce. Il carrarino deve finire di comporre il puzzle del suo gioco e strutturarsi meglio fisicamente.
Sinner nell’incontro con Nadal è sembrato spento, mai veramente capace di condizionare il match. Jannik è stato competitivo solo nel primo set nel quale è andato a servire sul 5-4. I successivi hanno dimostrato che la distanza tra i due sulla terra è ancora abissale.
Quarti di finale. L’incontro dei quarti tra Davidovich e Zverev è stato il meno interessante, il più deludente. Troppa la differenza tecnica che si è vista in campo. Il primo set è finito a favore del tedesco al decimo game, negli altri due all’iberico è mancata sempre l’accelerazione vincente. Non ha mai avuto chance reali per fare partita alla pari. Zverev nel secondo e terzo si è limitato a controllare.
Schwartzman contro Nadal è stato molto bravo nel secondo set e a tenere anche nel terzo nel quale ha provato a fare la partita. Non gli è bastato. Break di Rafa al nono gioco e chiusura al decimo grazie a diritti molto incisivi. Il quarto set non si è praticamente giocato.
Medvedev-Tsitsipas è stato un quarto di cartello. Molte le aspettative che non sono andate deluse. I precedenti dicevano nettamente Medvedev che aveva battuto Tsitsipas anche sul rosso di Montecarlo. Ha vinto tuttavia Stefanos che è il giocatore che si è formato fin da giovanissimo sui campi in terra battuta. Dopo un primo set nel quale il greco ha mostrato il meglio del suo repertorio, il russo nel secondo e nel terzo ha giocato quasi alla pari dimostrando che se ci crede può essere competitivo anche su questa superficie.
Col passare dei game Daniil ha cercato strategie alternative che mettessero in difficoltà il player di Atene. Ha incominciato a manovrare meglio, a trovare soluzioni che nel primo set non gli riuscivano come diritti vincenti, palle corte e soprattutto volée. Non sono bastati al russo due set point per chiudere al decimo gioco. Ha avuto delle opportunità anche nel terzo set ma il greco è sempre stato bravo a rimanere concentrato e a non farsi staccare.
Non voglio essere di parte ma credo che l’incontro tra Djokovic e Berrettini sia stato condizionato dalla sospensione di venti minuti che c’è stata sul 3-2 Djokovic del quarto set. In quel momento il romano era in rimonta, aveva vinto con il meglio del suo repertorio il terzo, mentre Nole era molto nervoso perché non riusciva a dominare Matteo come aveva fatto nei primi due set.
Il quarto set è stato macchiato da alcuni errori di troppo di Berrettini al dodicesimo gioco ma siamo delusi per come è stato gestito l’incontro dagli organizzatori che avrebbero dovuto creare le condizioni per far sì che la partita non venisse interrotta nel pieno della battaglia.
Semifinali. Il sorteggio ha fatto sì che le semifinali non prevedessero incroci generazionali: Tsitsipas-Zverev e Djokovic-Nadal.
Tra il greco e il tedesco i precedenti davano in vantaggio il primo 5-2. Sascha ha vinto la prima sfida e l’ultima, quella giocata sul cemento di Acapulco l’8 aprile di quest’anno.
E’ stato bravo Tsitsipas a riprendere in mano l’incontro prima che potesse sfuggirgli. Ha vinto meritatamente i primi due set, ma il tedesco non si è arreso e ha lottato mettendo in campo una personalità che spesso nelle partite importanti gli era mancata. Ha recuperato intensificando gli scambi e prendendo di sorpresa Tsitsipas che probabilmente, visto l’andamento dei primi due set, non si aspettava la reazione.
L’ultimo set è stato ad appannaggio del greco che è tornato a giocare molto pulito, aprendosi il campo con conclusioni che all’apparenza potevano sembrare semplici perché giocate con molta naturalezza e con un braccio di nuovo fluido. Sascha ha dimostrato di saper giocare match Slam importanti meglio rispetto ad un paio di anni fa. Gli manca a mio parere ancora uno step.
La sfida tra Nadal e Djokovic era per molti la vera finale. Il maiorchino era il favorito ma credo che il serbo abbia giocato una delle migliori partite sul rosso. Ha messo in campo non solo determinazione, voglia di vincere, forza fisica, preparazione atletica ma anche capacità tecniche che forse neanche Nadal, anche se le loro sfide hanno raggiunto un numero infinito, gli conosceva.
E’ partito meglio, molto meglio Rafa e fino al 5-0 le occasioni per Nole di fare partita pari sono state pochissime. Fino a quel momento sembrava un film simile a quello visto nella finale dello scorso anno, ma dopo quel parziale il serbo ha incominciato a impattare la palla sempre meglio. Non poteva certo recuperare la prima frazione, non ne sarebbe valsa comunque la pena visto il distacco. Tre game sono bastati per far capire a Nadal che in campo c’era anche lui, che la partita sarebbe stata molto diversa dalla finale dell’ottobre 2020.
Dal secondo set game dopo game si è incominciato a vedere un altro match dal punto di vista tattico. Nole ha costretto Rafa nell’angolo del suo rovescio, gli ha tolto la possibilità di giocare molti vincenti con il gancio diritto e ha utilizzato bene il rovescio lungolinea, il colpo che più di tutti, secondo me, ha fatto la differenza. E poi ha messo cuore, la volontà del ragazzo che si allenava sotto le bombe durante la guerra dei Balcani e che è fuggito presto per inseguire il sogno di essere il più grande sul campo da tennis.
Il set determinante è stato il terzo, quello vinto da Nole al tie-break, che era sembrato sfuggirgli dopo essere stato quasi sempre in vantaggio. Nel quarto Rafa ha dimostrato di essere un campionissimo perché ci ha provato fino all’ultimo anche se si è visto che faceva fatica a tenere gli schemi, la velocità e la lunghezza di palla del serbo che è parso sul finire incontenibile. Meritato il successo contro il più grande di tutti i tempi sul rosso. E’ questo il motivo per cui la vittoria assume un valore inestimabile come ha sottolineato lo stesso Nole a fine match.
Stefanos ha dimostrato di essere il giocatore della nuova generazione più completo per un futuro da sicuro campione e possibile numero 1.
Nole ora deve pensare a Wimbledon e mettere un altro tassello per l’impresa che nel tennis sembrava ormai impossibile: il Grande Slam.