Era dai tempi di Panatta & Co. che non avevamo un gruppo di giocatori così forte. Se la buona stella del tennis ci proteggerà potremo fare ancora meglio degli anni ’70.
La vittoria di Jannik Sinner a Sofia, ultimo torneo della stagione prima delle Atp Finals, merita molta attenzione per il modo nel quale è arrivata – successi su De Minaur in recupero e su Pospisil in una finale combattuta e giocata bene da entrambi – e per il significato che deve avere per il nostro movimento tennistico che sta crescendo a vista d’occhio.
I migliori, se confrontiamo la classifica 2019 con la 2020, sono gli stessi con l’aggiunta di Lorenzo Musetti che ci ha stupito e fatto sognare per il modo in cui, in particolare nel secondo set, ha tenuto il campo contro Wawrinka al Foro Italico. Sinner e Musetti sono già il presente ma anche il futuro. Non abbiamo mai avuto nella storia italica del nostro sport due next-gen capaci di fare risultati di così alto livello. Nemmeno Panatta, Bertolucci e Barazzutti furono così precoci.
Tra Jannik e Lorenzo ci sono tuttavia delle differenze che vanno sottolineate. Il diciannovenne di San Candido è molto più avanti del diciottenne di Carrara e i quarti di finale raggiunti nello Slam meno vicino alle sue caratteristiche, la terra battuta è la superficie sulla quale deve migliorare maggiormente, lo testimoniano ampiamente. Non ci stupiremmo di vederlo ancora più avanti fin dai primissimi prossimi tornei Slam ben sapendo, come hanno riconosciuto Piatti e il suo staff, che la strada per arrivare al vertice al quale Sinner ambisce è ancora molto lunga e chiaramente irta di difficoltà. Deve ancora vivere a pieno il clima del tour maggiore, giocare molti match importanti, prendere anche qualche sonora batosta per incominciare a pensare in grande.
Lo stiamo vedendo con tutti i next-gen che l’hanno preceduto nella scalata al vertice. Zverev, Tsitsipas, Shapovalov e Auger-Aliassime, tanto per citare i migliori, dopo un avvio bruciante intorno ai diciotto – vent’anni anni sono incappati in sconfitte, per alcuni non previste, che stanno ritardando il loro percorso di avvicinamento verso la vetta. La continuità nei risultati viene raggiunta solo dopo alcuni anni di match di alto livello nei tornei Slam. Non è un caso quindi che i giocatori più vicini ai big three siano Thiem e Medvedev che da più tempo sono nel circuito e hanno vinto un maggior numero di titoli. Tra loro dovrebbe esserci anche Sascha Zverev ma il ragazzo tedesco è a oggi molto umorale e forse anche leggermente involuto tecnicamente.
Lorenzo Musetti è un gran talento ma, nonostante i risultati raggiunti negli ultimi mesi sul rosso, ha davanti a sé diversi step per provare ad arrivare nella classifica che conta.
La clamorosa ascesa degli ultimi mesi che lo pone non lontano dalla top 100 grazie ai risultati ottenuti all’Open di Sardegna, in diversi Challenger italiani tra i quali brilla la vittoria al torneo di Forlì, senza dimenticare i bellissimi successi al Foro Italico – non solo Wawrinka ma anche Nishikori –, testimonia che il giocatore non è certo una meteora. Il suo gioco brillante con invenzioni continue rappresenta un certificato di garanzia, ma il percorso è ancora lungo. Pensare o forse meglio sperare di essere quasi arrivato è l’errore più grave che possa fare.
L’ultima parte di stagione, oltre ai due giovanissimi, ha visto Lorenzo Sonego rivestito a festa. Sono arrivati gli ottavi al Roland Garros e la finale di Vienna dove mi è rimasta impressa non tanto la vittoria con Djokovic che non mi aspettavo, ma il successo con Evans con il quale ha dimostrato di essere un player le cui potenzialità sono ancora in buona parte sconosciute.
Dalla sconfitta con Chung del 30 settembre 2019 a Tokyo, molti se lo ricorderanno vincitore alla prima edizione del torneo Next Gen di Milano, Lorenzo ha inanellato altre nove sconfitte consecutive al primo turno che si sono concluse solo con il successo su Leonardo Mayer a Rio de Janeiro. Un numero infinito di giorni per pensare, analizzare e migliorarsi. Il Sonego di Vienna è un giocatore cresciuto dal punto di vista tecnico, molto più consapevole e sicuro di sé. Ora si tratta di non fermarsi migliorando rovescio e risposta al servizio perché ci sono ancora molti margini per salire in classifica.
Per Matteo Berrettini e Fabio Fognini mi avvalgo della possibilità di sospendere il giudizio. Grazie alla classifica congelata hanno perso pochissime posizioni rispetto ad un anno fa. La prossima stagione ci dirà quanto Fabio sia ancora in grado di competere ad alto livello. Dopo il periodo di affiancamento a Davin che ha avuto il merito di portarlo per la prima volta in carriera nella top ten e quello interlocutorio di Barazzutti, sappiamo che si è affidato al tecnico argentino Alberto Mancini che molti ricorderanno vittorioso nel 1989 in una bellissima finale al Foro Italico contro Agassi. Alcune interviste fanno pensare che il giocatore di Arma di Taggia voglia ancora portare a termine almeno un colpo grosso che metta alle spalle una stagione nella quale a causa dell’operazione alle caviglie non l’ha visto scendere in campo in buone condizioni. Il successivo contagio da Coronavirus non gli ha permesso di concludere la stagione.
Per Matteo Berrettini il discorso è molto diverso. Il romano ha ventiquattro anni e l’anno scorso, in particolare nella seconda parte di stagione, ha dimostrato di saper giocare alla pari con quasi tutti i migliori. Il limite maggiore mi sembra la sua fragilità fisica. Ci sono anche alcune caratteristiche tecniche, in particolare dalla parte sinistra del campo, che deve migliorare. Quest’anno ha giocato soltanto sei tornei facendo abbastanza bene solo agli U.S. Open e al Foro Italico. Ovviamente troppo poco per un giocatore dal quale ci aspettiamo, nel corso della carriera, prestazioni di altissimo livello. Gli auguro un’ottima condizione fisica per il prossimo anno. Se così fosse sono certo che i risultati che ha già ottenuto sull’erba e sulla terra li saprà ripetere anche sul veloce indoor e outdoor, la superficie sulla quale si esprime al meglio.
Tra i top 100 troviamo anche Stefano Travaglia, Salvatore Caruso, Marco Cecchinato e Gianluca Mager. Gli ultimi due, per motivi diversi, sono le novità più interessanti dell’anno.
Cecchinato si è tolto finalmente il peso della semifinale del Roland Garros 2018 che gli aveva regalato gloria e popolarità ma non gli aveva più permesso di esprimersi come sapeva. Nove le sconfitte consecutive dal torneo del Roland Garros 2019 fino alla vittoria con Bublik a Winston Salem, pochissimi i successi nei mesi seguenti fino alla rinascita di quest’anno al Foro Italico. Le vittorie ottenute agli Internazionali d’Italia, al Roland Garros e la finale al Sardegna Open ci fanno sperare che in lui si sia riaccesa la scintilla. Le interessanti dichiarazioni di Max Sartori, che è tornato ad allenarlo dopo dieci anni, ci fanno credere che la strada verso la rinascita completa sia stata già intrapresa da diversi mesi. Non possiamo che aspettarci un 2021 che lo rilanci definitivamente nella top 30, ambito di classifica che è sicuramente alla sua portata.
Gianluca Mager, trisavolo tedesco ma nato a Sanremo 26 anni fa, ha giocato a Rio de Janeiro la settimana della vita. Per tanti anni ha considerato il tennis un hobby dove eccelleva più che una vera professione. Oggi, grazie anche alla convocazione in Coppa Davis, ha sicuramente cambiato idea. Nella magica settimana brasiliana dopo aver superato agevolmente le qualificazioni, ha infilato in successione Ruud, Domingues, lo scalpo eccellentissimo di Thiem, reduce dalla finale dell’Australian Open, e Balazs, prima di arrendersi a Garin in un incontro spettacolare nel quale ha costretto anche Guga Kuerten ad applaudirlo per alcuni colpi magnifici usciti dalle corde della sua racchetta. L’obiettivo ora è quello di migliorare dal punto di vista tennistico, mentale e fisico per entrare stabilmente nella top 50. Il periodo del dopo lockdown è da dimenticare. Con la nuova stagione speriamo di ritrovarlo in forma e con tanta voglia di esprimersi al meglio. La sbornia di Rio oramai dovrebbe essere passata!
Salvo Caruso ha giocato la stagione con discreta regolarità. Grazie al suo rapporto simbiotico con coach Cannova migliora sempre qualcosa del suo gioco e della sua attitudine a stare in campo come un vero artigiano del tennis. Dopo essere approdato nei cento lo scorso anno ed essersi stabilizzato nell’ultimo mese intorno alla settantesima posizione, il prossimo anno il giocatore di Avola che compirà 28 anni il 15 dicembre, promette di entrare nella top 50. Le vittorie ottenute contro Djere e Aliassime a Sofia e la sua capacità di sapersi adattare con relativa facilità a tutte le superfici fanno sperare. Sono molti anni che si allena costantemente per diventare un ottimo professionista sotto ogni punto di vista. I miglioramenti costanti lo stanno ripagando di tanto lavoro.
Anche Stefano Travaglia, quasi coetaneo di Cecchinato e Caruso ma più sfortunato di loro perché un grave infortunio ai legamenti della mano destra ad inizio carriera lo ha costretto a ricominciare, quest’anno ha iniziato a trovare una certa continuità di risultati non solo nei tornei Challenger, suo abituale terreno di caccia, ma anche in quelli maggiori. Al Foro Italico ha sconfitto Fritz e Coric prima di perdere con Berrettini, lottandoci quasi alla pari, e al Roland Garros ha eliminato Nishikori prima di arrendersi, giocando bene il secondo set, contro Nadal. Anche per lui il salto intorno alla cinquantesima posizione della classifica mondiale è possibile. Per riuscirci dovrà essere continuo in stagione, caratteristica che finora gli è mancata.
L’obiettivo per Federico Gaio e Lorenzo Giustino, ho ancora negli occhi il gran match giocato e vinto dal tennista napoletano al Roland Garros all’estremo delle forze e dopo due giorni di battaglia contro Moutet, è entrare per la prima volta in carriera nella top 100.
Per Andreas Seppi, attualmente n°105, è quello di rientrarci. Thomas Fabbiano, che dopo il lockdown non ha ancora giocato match ufficiali, è pronto a tornare in campo stimolato da un nuovo gruppo di lavoro che lo segue con la supervisione di Max Sartori. Giocatore dalle grandi imprese negli Slam, ricordo le vittorie a Wimbledon su Wawrinka e a Flushing Meadows su Thiem, deve recuperare dalla posizione n°170 nella quale è precipitato. La voglia di ripartire con obiettivi ambiziosi non manca, speriamo che torneranno anche gioco e risultati.
Paolo Lorenzi, 39 anni il prossimo 15 dicembre, credo si appresti a giocare l’ultima stagione. La mia speranza è di vederlo qualificato nei tornei Slam.
Si punta molto sui giovanissimi Luca Nardi, Giulio Zeppieri, Matteo Gigante, Flavio Cobolli e Luciano Darderi per avere, oltre ai già quotati Sinner e Musetti, un gruppo Italiantennis competitivo per i prossimi dieci anni.
I passi da fare per arrivare al tennis che dispensa gloria e money sono ancora tanti ma i ragazzi, seguiti da coach privati con la supervisione del Centro Federale di Tirrenia diretto da Filippo Volandri attraverso un ritorno virtuoso di stage e informazioni dove ognuno gioca al meglio il suo ruolo, sembrano molto promettenti. Non possiamo che augurare a tutti un felice anno di lavoro e di risultati importanti.