Questa sera nella finale dell’US Open che ruolo riuscirà a giocare in commedia Daniil Medvedev? Quello che fu di Fred Perry e di Ken Rosewall o degli sconfitti Gene Makko, Roy Emerson e Toni Roche? Difficile dirlo. L’unica cosa certa è che il match di questa sera è un evento che ha avuto pochissimi precedenti nella storia del tennis.
Avvenne solo nei mesi di settembre del 1933, ‘38, ’56, ‘62 e ‘69. Per tre volte andò bene all’attore principale – Laver due volte e Budge – mentre per John Crawford e Lew Hoad l’appuntamento con la storia non ci fu.
John fu sconfitto dall’inglese Perry, figlio di un laburista e già campione del mondo di tennis tavolo. Il termine Grande Slam fu preso in prestito dal bridge e utilizzato da due giornalisti nei giorni della finale dell’US Open, che allora si giocava sull’erba di Forest Hills, per indicare la grande impresa – vincere nello stesso anno i quattro tornei più importanti –. L’australiano non era neanche perfettamente consapevole del valore della partita che stava giocando. Lo scoprì sui giornali nei giorni successivi.
Hoad nel 1956 aveva giocato in un modo mirabile. Perse a Forest Hills dal suo amico fraterno gemello diverso Rosewall al quarto set dopo aver vinto il primo. In quell’anno Lew lo aveva battuto in Australia e a Wimbledon. Forse dopo aver vinto la prima frazione era abbastanza certo di avercela quasi fatta. Nei set successivi Ken lo superò senza appello.
Budge nel 1938 era il più bravo di tutti e il Grande Slam non fu così difficile da portare a termine. Per Laver invece nel ‘62 e nel ‘69 le imprese furono irte di ostacoli fin dai primi turni e gli mancò veramente poco per essere eliminato precocemente da player di secondo piano.
Da allora i più grandi non sono mai arrivati al fatidico appuntamento che aspetta oggi Nole. Più di tutti forse se lo sarebbe meritato Borg. Perse da Connors e da McEnroe nel 1978 e nel 1980 dopo aver fatto la doppietta Roland Garros-Wimbledon. Vincendo a Flushing Meadows sarebbe andato a giocare in Australia che in quel periodo era l’ultimo Slam dell’anno.
Dei grandi campioni non vi partecipava nessuno ma state certi che se Borg avesse provato a vincere il Grande Slam si sarebbero mossi in frotte per raggiungere il continente australe al fine di impedire a Bjorn l’impresa.
Veniamo a oggi. Personalmente credo che Nole riuscirà. Daniil è molto forte e sul cemento statunitense negli ultimi due anni ha perso poche partite. E’ la superficie sulla quale si esprime meglio. Non credo tuttavia che basterà. Dovrà fare i conti con le motivazioni del serbo che oggi gioca il match più importante della carriera. Non parlo volutamente di questioni tecniche o di esperienza perché la preparazione dell’incontro dal punto di vista mentale sarà l’aspetto fondamentale
Nole sa benissimo che dopo questa eventuale vittoria non solo supererebbe nel numero degli Slam vinti Federer e Nadal con molte più probabilità dei suoi avversari di allungare ancora il conto, ma compirebbe un impresa che darebbe una risposta quasi definiva su chi è stato il più grande, con buona pace di tutti.
Si sono scritti in questi giorni fiumi di parole. Mancano ormai poche ore al grande appuntamento. Il tempo dei discorsi è finito. Solo il campo ci potrà dare la sentenza definitiva.
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