Ottimo comportamento degli italiani in un torneo caratterizzato da freddo, pioggia e vento.
Quando Marco Cecchinato, player che due anni fa era conosciuto soprattutto dagli aficionados, arrivò in semifinale al Roland Garros battendo ai quarti Djokovic, i media ricominciarono ad interessarsi del dormiente tennis italiano maschile che aveva fatto parlare di sé soprattutto per alcune prodezze ma anche diverse mattane di Fognini. L’impresa di Seppi che nel 2015 all’Australian Open sconfisse Federer incuriosì solo per un giorno, qualche titolo in cronaca sportiva e poco altro.
Il 5 giugno 2018, grazie alla vittoria di Marco, i media tornarono a parlare con una certa curiosità di un player italiano come non si faceva da decenni. Negli ultimi tempi l’interesse verso i nostri giocatori sta crescendo: la vittoria di Fabio a Montecarlo dello scorso anno ma soprattutto l’exploit del giovanissimo Sinner alle Atp Finals di Milano, dove ha entusiasmato gli spettatori e il pubblico televisivo, ci hanno fatto capire che gli anni che verranno saranno anche i nostri e i fasti dei ’70, con gli interessi maggiorati per la troppa pazienza nell’attesa di un nuovo Natale, potrebbero tornare.
Privilegio le storie ai numeri, mi scusino gli statistici, ma mi rendo conto che alcune volte la comparazione è indispensabile per capire al meglio l’andamento di un determinato fenomeno che stiamo vivendo.
Nel 2018 parteciparono al tabellone principale del Roland Garros sette nostri giocatori. Cecchinato perse da Thiem in semifinale, per gli altri il percorso non fu esaltante. Si salvarono sicuramente Fognini che fu sconfitto in un match molto tirato da Cilic che non era certo il giocatore di oggi e Berrettini, che alla sua prima partecipazione si spinse fino al terzo turno dove perse da Thiem.
Lorenzi e Seppi uscirono immediatamente rispettivamente da Anderson e da Gasquet racimolando pochissimi game, Fabbiano al secondo turno perdendo in quattro set da Coric. Bolelli rientrato dalla porta di servizio come lucky loser giocò un incontro molto dignitoso contro Nadal.
L’anno scorso non arrivò alcun miracolo anche se aumentò il numero degli italiani ammessi al tabellone principale. Sei entrarono direttamente, tre di loro erano teste di serie, tre passarono attraverso le qualificazioni.
Il migliore fu, come quasi sempre, Fognini che perse agli ottavi da Zverev. Berrettini fu sconfitto al secondo turno dallo specialista Ruud. Cecchinato, già in fase calante, probabilmente pagò lo scotto di dover difendere un numero esagerato di punti e perse un match che doveva assolutamente vincere contro Mahut che in singolare era già un pensionato, Fabbiano venne sconfitto pronti via da Cilic e Sonego che veniva da ottime prestazioni come i quarti di Montecarlo ebbe la sfortuna ma anche l’onore di giocare sul Centrale subito con Federer contro il quale, dopo un primo set disastroso, riuscì a strappare diversi applausi all’esigente pubblico parigino. Seppi fu sorteggiato contro Fognini.
Dei tre qualificati fece molto bene Caruso che annichilì Simon prima di perdere al terzo turno da Nole, Travaglia e Bolelli uscirono al primo dai francesi Mannarino e Pouille.
Perché la comparazione, almeno parziale, abbia un senso devo parlare dei risultati di quest’anno. Meglio, nel complesso decisamente meglio, soprattutto se si considera il gioco espresso da quasi tutti i nostri player.
Da questo giochetto sulle prestazioni dei nostri mi sia consentito escludere Fognini, finora per risultati e talento il miglior player del dopo Panatta.
Fabio è rientrato in anticipo rispetto ai tempi previsti per un completo recupero dall’operazione alle caviglie. La voglia di giocare a Roma e a Parigi è stata troppo forte. Contro Kukushkin, dopo una partenza lenta che gli ha fatto perdere il set, è sembrato in grado di controllare abbastanza agevolmente l’incontro. Vinto il secondo, nel terzo ha subìto il controbreak quando è andato a servire. All’inizio del tie-break si è infortunato alla gamba destra. E’ rimasto in campo solo per onor di firma. Non fosse stato il Roland Garros si sarebbe quasi sicuramente ritirato evitando il pesante passivo di 6-0.
Onestamente non mi aspettavo molto da Seppi presente ininterrottamente nei tornei Slam da Wimbledon 2005. Anni e acciacchi si fanno sentire da tempo e la sconfitta contro Musetti a Forlì aveva fatto capire che il match con Sebastian Korda sarebbe stato difficile. In un incontro giocato domenica mattina, in contemporanea a quello di Sinner, sotto una pioggerellina a intermittenza che ha reso il terreno molto pesante, Andreas ha dimostrato i suoi limiti attuali che sono di condizione e convinzione. Nel terzo e quarto set il figlio di Petr è riuscito a imporre il suo gioco fatto di diritti vincenti e scambi abbastanza veloci sorretti da un buon talento, senza farsi intrappolare nella fitta rete di scambi che il nostro avrebbe voluto.
Speravo, devo essere sincero, in una migliore prestazione di Caruso. Sapevo benissimo che Pella, ottimo terraiolo ma anche capace lo scorso anno di arrivare fino ai quarti di Wimbledon era un avversario ostico, ma confidavo nella capacità di Salvo di saper tessere la rete invisibile dei suoi colpi estenuanti fino a prendere l’avversario per sfinimento. L’avveduto argentino ha evitato questa trappola e ha saputo giocare con maggiore personalità i punti che hanno fatto la differenza.
A febbraio avevamo visto Mager a Rio, dove arrivò in finale dopo aver sconfitto anche Thiem, sorprendere il mondo del tennis. La ripresa dopo il lockdown non è stata semplice. Il sorteggio contro Lajovic, buona racchetta in particolare quando gioca sul rosso, non gli ha strizzato l’occhio. Dopo aver giocato ottime traiettorie a uscire che gli hanno fruttato il terzo set, è crollato alla distanza come ancora spesso gli succede.
Avete mai visto un match dove nessuno vuole vincere ma nemmeno perdere? E’ quello che è successo tra il giovane talento francese Moutet e il nostro pedalatore Giustino che all’età di 29 anni si è preso la soddisfazione più bella della sua carriera. Interrotto il match domenica sera mentre era in vantaggio nel terzo set, dopo aver perso brutalmente il primo e vinto un gran tie-break nel secondo, lunedì pomeriggio ha dimostrato che certe volte il lavoro e il sogno di arrivare possono fare la differenza. Il quinto set vinto 18-16 è valso più di tutti gli incontri che Lorenzo aveva giocato fino a quel momento e ci ha ricordato che il tennis è sì tecnica ma il cuore e la volontà lo fanno diventare epico.
Dopo lo sforzo immenso profuso contro il francese, al secondo turno nulla ha potuto contro Schwartzman: troppe le differenze in campo in termini di esperienza e abitudine a giocare partite dall’alto peso specifico. Il secondo set lottato caparbiamente fino al 7-5 ci fa sperare che per lui sia incominciata una seconda carriera.
Con la volontà, la fiducia e anche i colpi che ha fatto vedere durante questo Roland Garros, anche se in ritardo sulla tabella di marcia, potrà entrare nella top 100 e rimanerci diversi anni come ha fatto Lorenzi.
Cecchinato sta tornando sui livelli di gioco che gli competono. La vittoria contro Edmund al Foro Italico ci aveva indicato che la strada intrapresa con coach Sartori stesse dando buoni risultati. Non ci eravamo sbagliati. Al primo turno giocato domenica contro de Minaur ne abbiamo avuto completa conferma. Abbiamo rivisto un giocatore capace di lottare e di non scoraggiarsi anche quando è sotto nel punteggio. E’ vero che l’australiano di Spagna ha ceduto di schianto nel terzo set perso per 6-0 in ventisei minuti ma nei primi due c’è voluto un Cecchinato in formato de lux per aggiudicarseli.
Marco nel giorno del suo ventottesimo compleanno ha confermato contro Londero che sta ritrovando gioco ma soprattutto fiducia nei propri mezzi. Con l’argentino ha avuto nel terzo set un momento di sfiducia ma ha finito per dominare il quarto così come aveva fatto nei primi due. Spesso nell’ultimo anno lo avevamo visto andare improvvisamente in crisi con passaggi a vuoto che facevano sospettare che il recupero psicologico prima ancora che tecnico sarebbe stato molto difficile. Sartori, che lo sta seguendo da alcuni mesi, dimostra che il coach è ormai un soggetto, quando è portatore di valori positivi dal lato umano oltreché tecnico, dal quale il tennista non può più prescindere.
Speravo che contro Sascha Zverev potesse avere maggiori possibilità. Nel secondo e nel terzo set ha lottato quasi alla pari con il tedesco che non ha avuto cedimenti come spesso gli capita.
Travaglia nel dopo lockdown sta giocando il suo miglior tennis di sempre. Ha sconfitto al primo turno Andujar, terraiolo d’esperienza anche se nella fase calante della sua carriera. Ha rischiato qualcosa solo nel terzo set quando ha dovuto recuperare da 2-4 mostrando sicurezza e solidità mentale, aspetti che gli sono spesso venuti a mancare nel corso della sua carriera.
Contro Nishikori il momento determinante del match è stato il tie-break del terzo set dove ha annullato tre punti decisivi, due consecutivi. Facile il quarto nel quale si è portato prima sul 5-1, per poi chiudere sul servizio del giapponese 6-2, al terzo match point. Credo che, letto il tabellone, non potesse chiedere a se stesso più di quello che ha fatto. Andare oltre non sarebbe stato possibile. La sconfitta con Nadal era scontata ma è stata dignitosa, in particolare nel secondo set.
Non possiamo nascondere che la sorpresa negativa sia arrivata da Berrettini. Speravamo nel quarto di finale contro Djokovic. Dopo aver sconfitto facilmente Pospisil, canadese di gran valore come ha dimostrato nell’ultimo anno ma poco abituato ai campi di terra rossa, e battuto con qualche difficoltà il sudafricano Harris, si è fatto sorprendere dal tedesco Altmaier contro il quale non è quasi mai entrato in partita. Solo raramente ci ha mostrato il gioco di cui è capace e che l’anno scorso l’aveva fatto arrivare fino alle Finals di Londra.
Sonego e Sinner hanno giocato gli ottavi.
Dopo la vittoria sull’erba un po’ spelacchiata di Antalya dello scorso giugno, i successi Atp di Sonego sono stati veramente pochi.
Dopo un primo turno vinto contro Emilio Gomez, figlio di Andrés che proprio trent’anni fa alzava la Coppa dei Moschettieri, in un match che doveva essere chiuso in tre set, contro Bublik ma in particolare con Fritz, ho rivisto il Sonego che aspettavo da molto tempo. Liberato dalle mille paure che troppo spesso lo hanno attanagliato ha finalmente giocato con la giusta concentrazione e aggressività fin dai primi scambi in risposta e senza concedere nulla al servizio. Sia contro il kazaco che con il californiano ha vinto in tre set recuperando situazioni difficili specie nei tie-break.
Se nei prossimi tornei metterà sempre la stessa determinazione e aggressività tecnica che ha dimostrato nell’interminabile tie-break dai mille risvolti emotivi giocato con Fritz, abbiamo ritrovato un player ancora giovane sul quale fare pieno affidamento anche per le competizioni a squadre.
Purtroppo contro Schwartzman negli ottavi, i primi della sua carriera in uno Slam, non ha saputo ripetersi. Dopo l’interruzione per pioggia è rientrato in campo con poca capacità di incidere col diritto a sventaglio sul gioco dell’argentino sempre difficile da interpretare. Diego ha giocato schemi ben collaudati che andavano a chiudere quasi sempre sul rovescio di Lorenzo che, se pur migliorato, deve essere più aggressivo e con maggiori variazioni tattiche. Troppi gli errori non forzati se raffrontati ai tantissimi punti vincenti giocati sia con Fritz che con Bublik.
Non credevo che Sinner potesse fare così bene in questa edizione del Roland Garros e non per mancanza di fiducia. Quest’anno Jannik non ha potuto giocare le sessanta partite auspicate da coach Piatti e la Campagna primaverile sul rosso, superficie sulla quale le sue traiettorie dovrebbero risultare meno devastanti, è completamente saltata.
La mattina di domenica sul Centrale coperto a causa della pioggia, l’altoatesino ha determinato, sconfiggendo Goffin, la prima sorpresa. Chi aveva visto l’incontro di Rotterdam disputato nel mese di febbraio poteva immaginare che il primo turno per il belga sarebbe stato difficile. Allora la partita fu disputata su pochi punti. Al Roland Garros Goffin ha giocato quasi alla pari solo nel primo set vinto dall’altoatesino per 7-5, per poi cedere in modo quasi imbarazzante nel proseguo del match. 7-5 6-0 6-3 il punteggio finale.
Dopo il successo netto contro David nemmeno il più pessimista tra noi poteva credere che l’altoatesino avrebbe potuto incontrare qualche difficoltà nei match contro Bonzi e Federico Coria. Con entrambi troppa la differenza per pensare che lo potessero impensierire.
Negli ottavi giocati contro Alexander Zverev, che aveva sconfitto Cecchinato al terzo turno, si è visto fin dalle prime battute che il match l’avrebbe condotto Sinner con velocissimi colpi da fondo che hanno costretto il tedesco a remare per quasi tutta la durata del match. A poco sono servite le scuse del dopo partita legate a un suo stato influenzale per giustificare una prestazione così incolore.
E’ stato contro Nadal che Sinner, per almeno due set, ha dipinto il suo quadro d’autore giocando se possibile meglio del maiorchino che ha faticato ben oltre quanto dicano i numeri. Una prova? Uno scatto insieme di gioia e di stizza dello spagnolo accompagnato da un piccolo urlo liberatorio per il pericolo sventato dopo aver vinto il tie-break del primo set.
Come sarebbe cambiato il match se l’altoatesino non si fosse fatto prendere da un’emozione più che legittima per un ragazzo di 19 anni quando è andato a servire per il primo set sul punteggio di 6-5? Non credo di molto in termini di risultato finale se pensiamo che anche quando si è trovato in vantaggio per 3-1 nel secondo set ha sciupato malamente giocando forse il game peggiore dell’intero match. Match che da allora gli ha regalato solo due game a dimostrazione che Nadal, ferito da molti punti celebrati in punta di racchetta, ha ancora sulla lunga distanza la capacità d’incidere in modo determinante.
Non potevamo onestamente aspettarci molto di più. Verranno ancora tante partite, molte di più di quelle auspicate da Piatti, che faranno crescere il nostro campione fino alla consacrazione definitiva. E’ solo questione di tempo. Non dobbiamo tuttavia distrarci troppo, altrimenti rischieremmo di perderci l’inizio della favola. Se vorremo divertirci sarà meglio invece sederci comodamente in prima fila.