Nemmeno il tempo di festeggiare e di digerire una bella fetta di torta farcita con crema e cioccolato che tempo tre giorni ricadiamo, tutti noi come tifosi, nella depressione più nera, quella che indolenzisce le gambe e non ci fa muovere dalla poltrona, o meglio vista la stagione, finisce per farci addormentare sulla sedia a sdraio togliendoci la voglia di fare due tiri anche con i racchettoni.
Eppure la vittoria di Sinner in un Masters 1000 non è merce qualunque, è un bel lingotto d’oro che da quando esiste questo tipo di categoria di tornei solo Fognini a Monte Carlo nel 2019 era riuscito a vincerlo e portarselo a casa.
Tempo tre giorni e i tennisti italiani sembrerebbero tornati quelli di qualche anno fa, ossia non in grado di reggere il passo con i migliori, una fugace apparizione nei tornei che contano e l’aereo pronto per il prossimo appuntamento.
Non credo e soprattutto non penso che sia proprio così anche se nessuno può ignorare che a Cincinnati i quattro tennisti italiani presenti abbiano deluso, anche se per ragioni diverse. Dobbiamo riuscire a cercare motivi di speranza anche nelle prestazioni negative. Sono quattro sconfitte molto diverse, ognuna andrebbe spiegata per quella che è stata.
Partiamo da Jannik Sinner. Proviamo a metterci nelle vesti di un player ventiduenne che ha appena raggiunto, alla terza finale, il massimo obiettivo che è oggi alla sua portata. Dopo un successo simile tanto cercato – la vittoria a Toronto – la pressione psicologica è tanta e andrebbe smaltita, metabolizzata con calma facendo passare qualche giorno per godersela. Sarebbe giusto. Invece un calendario balordo mette due Masters 1000 uno dopo l’altro senza neanche il tempo per respirare.
Jannik quindi non è potuto fuggire e come un guerriero si è presentato a giocare un torneo diverso per situazione climatica, campi di gioco e palline. Come se non bastasse ha incontrato un avversario ben rodato anche se battibilissimo, bisogna dirlo, in condizioni normali. Ha lottato e fosse riuscito ad arrivare al terzo set credo che la partita avrebbe avuto un esito diverso. Ora ha il tempo per prepararsi al meglio per Flushing Meadows, penso che non deluderà.
Matteo Berrettini, se pensiamo al giocatore che arrivò in finale a Wimbledon, deve provare a ritrovare i suoi punti fermi. Per farlo è necessario giocare molte partite che gli ridiano la condizione fisica, la fiducia che solo la vittoria sa dare e soprattutto la convinzione che può dare ancora molto. E’ in grado di ritornare nella top ten se riprende a giocare con continuità senza avere problemi di salute. Negli ultimi due anni è stato sfortunatissimo.
Ha perso da Auger, altro giocatore che non è più in grado di trovare se stesso, e questo se vogliamo è un brutto segno. Qualche buon indizio lo abbiamo avuto nel primo set, nel secondo e nel terzo la prestazione è stata negativa, figlia di poche partite nelle gambe.
Lorenzo Musetti ha disputato un ottimo incontro con Evans che almeno a Washington ha dimostrato di saperci fare. Lorenzo ha giocato con sicurezza un ottimo tennis fatto di accelerazioni e di spunti vincenti, spesso in avanzamento.
Con Medvedev, incontrato già a Toronto, ha deluso e giocato male, peggio che in Canada. Non mi è piaciuto per niente il suo atteggiamento in campo, negativo appena i colpi non ottenevano il risultato sperato. Troppa irrequietezza appena la partita non si mette per il verso giusto. Da questo punto di vista deve sicuramente imparare da Sinner.
Lorenzo Sonego è un enigma per sé stesso, immagino per Arbino e per chiunque lo segua con affetto compreso il sottoscritto. E’ troppo discontinuo anche all’interno dello stesso game, alterna bei momenti ad altri di follia tennistica inutile.
Personalmente mi sembra che abbia perso non solo alcuni automatismi tecnici e anche tattici ma soprattutto la voglia di lottare, la gioia di stare in campo che due anni fa, quando vinceva molto di più, era ben diversa. Fosse così deve farsi una sorta di autocoscienza e confidarsi con chi può aiutarlo per uscire da una spirale che lo sta rendendo cianotico.
Speriamo che fra dieci giorni a Flushing Meadows, non solo Sinner, ognuno riesca a dare il meglio di sé in termini di risultati e di volontà, che possano uscire dal campo senza doversi rimproverare niente.