L’amarissima sconfitta di ieri è iniziata sabato pomeriggio a Vienna quando in semifinale contro Tiafoe Sinner si trovava in vantaggio per 6-3 4-1 e con la possibilità di uccidere la partita perché ha avuto per due volte l’occasione di andare 5-1 e servire per il match. E’ da quel momento che bisogna iniziare, per capire anche l’incontro di ieri.
Tiafoe con fortuna, furbizia e bravura recuperava punto su punto, game su game. Nella sua rincorsa coinvolgeva il pubblico e l’avversario. Sembrava uno show prima che prendesse le fattezze di un dramma sportivo. All’inizio probabilmente il suo atteggiamento da clown più che da tennista gli è servito per tenere viva l’attenzione in quanto si era reso conto di non avere nessun altra arma per contrastare Jannik.
Jannik, che era lì solo per giocare una partita di tennis, non si è reso immediatamente conto che il furbo statunitense stesse agendo su più livelli, stesse giocando più incontri. Il principale per lui era quello di togliergli la concentrazione, farlo innervosire in un ambiente che minuto dopo minuto si stava surriscaldando.
Sinner ha subito senza reagire anche perché pensava di avere poco da temere. Quando si è visto sorpassato tra la fine del secondo e l’inizio del terzo set non ha più fatto in tempo a voltarsi indietro. Il match era fuggito ed era montata la rabbia per la sconfitta, per aver perso punti fondamentali per andare a Torino senza l’ansia dell’ultimo giorno. Aveva vinto in meno di un mese i tornei di Sofia e Anversa e si apprestava a giocare la finale di Vienna contro Zverev. 11 vittorie in crescendo senza perdere un set, giocando il miglior tennis di sempre per sicurezza, potenza, precisione. In mezzo solo la sconfitta contro Fritz a Indian Wells.
Che fosse diventato così bravo ce ne accorgevamo noi in Italia, il mondo del tennis ma anche il Ranking Atp che da venerdì scorso ufficiosamente lo collocava nella top ten. Lunedì la classifica era ufficiale: Sinner era uno dei più giovani player della storia degli ultimi vent’anni a entrare nei primi dieci. Proprio nel momento di massima felicità, del raggiungimento di un traguardo storico si stava consumando il dramma sportivo. Saltata la finale senza quasi rendersene conto, anche se bisogna dare atto che quando Jannik era purtroppo scomparso dal campo Frances si era messo a giocare molto bene, il sorteggio beffardo di Parigi-Bercy consegnava a Sinner, testa di serie n°8, in un eventuale secondo turno l’astro nascente Alcaraz, il peggior avversario da incontrare.
Sinner ha giocato con il ragazzino di Murcia quando i tre player – Ruud, Hurkacz e Norrie – con i quali si sta contendendo i due posti per le Atp Finals di Torino avevano già vinto il loro turno.
Con Alcaraz, che si è meritato ampiamente la vittoria ben oltre quello che dica il punteggio, è entrato nella peggiore condizione psicologica e mentale possibile. Doveva vincere a tutti i costi, aveva solo da perdere e difatti ha perso senza se e senza ma, senza attenuanti. Lo ha salvato parzialmente il servizio, colpo sul quale ultimamente ha lavorato molto ma da fondo campo non ha quasi mai tenuto il ritmo aggressivo dell’avversario.
Chiedo solo che si parli della sconfitta per quella che è stata, senza accompagnarla a giudizi definitivi perché non avrebbero senso. Da oggi sappiamo che se, in prospettiva, Sinner vorrà vincere tornei Slam e Masters 1000 avrà forse in Alcaraz l’avversario più temibile.
Quello che dispiace constatare è che la sconfitta contro Carlos accompagnata da quella di sabato – se non ci fosse stata la prima ci sarebbe stata la seconda? – significa che Torino si allontana quasi definitivamente anche se dovesse vincere a Stoccolma. Sono troppi i punti a disposizione nei prossimi giorni per pensare di poter recuperare. Ci vorrebbero fortunate coincidenze e risultati non previsti. In poche parole la fortuna che ha lasciato Sinner da quando è entrato nella top ten.