Dopo i primi risultati – ricordo il Challenger di Bergamo, la vittoria contro Steve Johnson al Foro Italico e soprattutto il successo ottenuto alle Atp Finals Next-Gen di Milano dove annichilì con un gioco aggressivo gli avversari e in finale proprio de Minaur che raccolse poche briciole – i media, i tecnici e ovviamente i tifosi italiani parlarono di Jannik Sinner da San Candido come del predestinato, del tennista che con certezza avrebbe preso almeno un posto sicuro una volta che i big four, che incominciavano a perdere i primi colpi, avessero progressivamente abbandonato.
Eravamo nel 2019 e ovviamente non c’era solo lui perché bisognava fare i conti con i tennisti che allora avevano poco più di vent’anni come Thiem, Medvedev, Zverev, Tsitsipas che incominciavano a vincere titoli importanti ma anche con i ragazzi più giovani come i gemelli diversi canadesi Shapovalov e Auger Aliassime che avevano già fatto vedere un talento straordinario, il primo, e una potenza nei colpi non usuale per un giovane, il secondo, che allora non aveva ancora vent’anni.
I miglioramenti in classifica di Jannik furono molto veloci a dimostrazione che il suo valore effettivo andava ben oltre il ranking. Il 4 aprile del 2021 arrivò a Miami la prima finale Masters 1000 con il suo amicone Hurkacz e la vittoria sembrava scontata, la partita una formalità che andava giocata giusto per il pubblico. Il polacco vinse meritatamente e da allora, giorno dopo giorno, s’incominciò a parlare di Jannik come di un tennista forte ma incapace di vincere quando la posta in palio era alta. Intanto Jannik non aveva ancora vent’anni.
Da allora il ragazzo della Val Pusteria alternava partite sontuose ad altre nelle quali giocava piuttosto male e soprattutto non vinceva con i primissimi, sia della vecchia che della nuova generazione, che erano ancora in pista. Penso a Djokovic, Nadal, Medvedev per citarne alcuni. Come se tutto fosse scontato, se la tanta esperienza che a lui mancava si potesse acquisire in pochissimo tempo, Jannik per il popolo tennistico aveva il dovere di vincere.
A chiudere il cerchio è arrivato il passaggio dal padre tennistico a un nuovo gruppo a cui lui ha deciso di affidarsi, alcuni problemi fisici che lo hanno etichettato come un player fragile senza pensare che era ancora in una fase di crescita e l’arrivo di un fenomeno come Alcaraz sul quale si è concentrata la quasi totalità dell’attenzione mediatica. Jannik è un po’ scomparso dai radar, non italiani ma mondiali, e credo che questo gli abbia fatto bene perché ha potuto continuare il suo lavoro quotidiano di crescita con meno pressione.
Da ieri di nuovo tutti a lodarlo, a considerarlo il nuovo messia tennistico per i prossimi anni. Come al solito si esagera sempre perché la sua vita tennistica sarà fatta di alti e di momenti bui come quella di tutti. Abbiamo tuttavia la certezza di avere un campione, sì un campione, che non ci deluderà anche se è difficile dire quanto sarà lunga e luminosa la sua strada.
Troverà tanti ostacoli, ma credo che giorno dopo giorno acquisirà le difese immunitarie e le complesse competenze tecniche, mentali tennistiche ed extra tennistiche che gli permetteranno di essere uno dei grandi protagonisti del tennis di oggi e di domani.
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