Chi vincerà Wimbledon 2022? Domanda interessante alla quale tuttavia, in particolare quest’anno, non è semplice dare una risposta. Dal 2003 i Championships sono stati vinti da quattro giocatori.
La parte del leone l’ha fatta Federer che ha infilato cinque vittorie consecutive fino al 2007 ed è tornato a vincerli nel 2009, nel ‘12 e nel ‘17. Dopo di lui viene Djokovic con sei successi. Il primo fu ottenuto nel 2011, poi nel 2014 e nel ‘15. E’ imbattuto dal 2018 anche se dobbiamo ricordare che nel 2020 non si è giocato causa pandemia. Nadal e Murray si dividono quattro successi, due a testa, ormai abbastanza datati.
Quest’anno, dopo 18 edizioni che hanno visto i magnifici quattro dominare le scene, potrebbe esserci un nuovo campione. Se così non fosse sappiamo comunque che sarà un’edizione molto particolare dove le sorprese saranno all’ordine del giorno e la possibilità di fare previsioni sono molto difficili.
Partiamo dai quattro che ho nominato e che ovviamente si trovano in condizioni molto diverse. Federer non ci sarà e a oggi, nonostante sporadiche dichiarazioni che lo vogliono prima o poi rientrante, non sappiamo se tornerà sui campi di Church Road. Roger ha giocato l’ultima partita della sua carriera proprio a Wimbledon un anno fa. Si spinse fino ai quarti di finale dove perse dall’emergente Hurkacz con un 6-0 al terzo set che non credo abbia ancora digerito. Vediamo se il prossimo anno tornerà, ma pensarlo ancora protagonista con il nuovo che avanza sempre più incalzante mi sembra quasi impossibile.
Murray si trova intorno alla cinquantesima posizione mondiale e visto quello che ha passato negli ultimi anni – ripetute operazioni all’anca – mi sembra già un miracolo tennistico che sia tornato in campo a lottare con la volontà di un ragazzino, lui che di anni ne ha 35 e nulla ha da dimostrare. Nella finale giocata a Stoccarda con Berrettini ha lasciato il campo zoppicando. Si è ritirato dal Queen’s. Immagino che per Wimbledon, dove lo accompagna Lendl, si presenterà al meglio della sua condizione attuale. Dovrebbe bastare per fargli superare qualche turno – da considerare anche il sorteggio – ma non credo che possa tornare vero protagonista in termini assoluti.
Nadal, anche se per motivi diversi, è pure lui un’incognita. Non ha ancora assicurato al 100% la sua partecipazione ma personalmente non ho dubbi che sarà presente. Sappiamo che ha problemi cronici al piede ma l’occasione di provare a vincere la terza prova consecutiva Slam dell’anno immagino che lo solletichi non poco. Sarebbe un’impresa che fino a qualche tempo fa, quando lui stesso parlava di un ritiro imminente, era da considerare impossibile. L’erba non è certo la sua superficie anche se non possiamo dimenticare che sui campi di Church Road ha fatto cinque finali vincendone, come ho ricordato, due. L’ultima l’ha persa nel 2011 con Djokovic. Undici anni sono tantissimi per riproporsi ad altissimi livelli ma credo che se supererà la prima settimana senza sforzi eccessivi la sua candidatura si dovrà porre. Il Nadal di oggi fa paura perché ha un’intelligenza tennistica, capacità strategiche e scelte tattiche che negli anni ha saputo rendere uniche.
Djokovic è a oggi ancora il favorito se non altro perché ha conquistato le ultime tre edizioni: ventuno partite vinte consecutivamente. Tuttavia ci sono dei ma dei quali non possiamo non tenerne conto. Quest’anno è stato un anno difficile. Ha giocato poco e ha perso sicurezza. Lo si è visto nel mach contro Nadal al Roland Garros. Solo Roma gli ha ridato umore, spirito e vittoria. Se l’anno scorso era lanciatissimo e non si vedeva chi potesse fermarlo, quest’anno potrebbe trovare degli scogli imprevisti che vivono innanzitutto nel suo animo.
Analizziamo lo scenario che ci troveremo la prossima settimana e facciamo qualche nome tanto per non perdere l’abitudine.
Mancheranno i primi due della classifica mondiale anche se per motivi diversi. Medvedev non potrà partecipare per decisioni politiche, Zverev per questioni mediche. Entrambi avrebbero potuto dire la loro ma non credo che sarebbero stati in grado di vincere. A Wimbledon non sono mai stati protagonisti, il loro gioco non è adattissimo all’erba. Sarebbero potuti arrivare alle soglie della semifinale, ma non credo oltre.
Tra i primissimi della classifica mondiale ci sono Ruud, Tsitsipas e Alcaraz. Il greco ha un gioco che potrebbe adattarsi all’erba ma fino allo scorso anno il primo a non crederci era proprio lui. Quest’anno sembra aver cambiato idea ma da questo a poter sperare di vincere Wimbledon c’è in mezzo l’Oceano. Il norvegese ha altre priorità. La sua partecipazione sarà a onor di firma o poco più. Lo spagnolo non conosce i match su erba. Cosa potrà fare è a oggi un’incognita. E’ probabile che negli anni, avendo un gioco capace sia di difendere che di attaccare, grande mobilità e tanta voglia di arrivare, potrà dire la sua. Mi stupirei se facesse bene già da quest’anno. Un quarto o un ottavo di finale mi sembrerebbe già un parziale successo.
Berrettini e Hurkacz non solo perché hanno vinto al Queen’s e ad Halle – l’anno scorso furono finalista e semifinalista a Wimbledon – sono i giocatori da prendere in maggiore considerazione. Per entrambi l’erba è la superficie sulla quale si esprimono al meglio. C’è poi la scheggia impazzita di Kyrgios che nella partita secca è un ostacolo difficilissimo per tutti. Il pericolo maggiore dorme nel suo animo. Potrebbe svegliarsi e in pochi minuti sarebbe in grado di fare parecchi danni. Non essendo testa di serie ricordiamo che potrà incontrare chiunque fin dal primo turno.
Shapovalov l’anno scorso arrivò in semifinale. Dopo quel risultato non si è ripetuto. Mi sembra in crisi di fiducia ma anche tecnica. Auger e Sinner potrebbero fare abbastanza bene ma non benissimo.
Ci saranno sorprese nel corso delle due settimane per questo Wimbledon che non assegna punti ma non congela quelli dello scorso anno – gravissima ingiustizia – ma nomi diversi da quelli che ho fatto che potrebbero vincere non credo proprio che ce ne siano.