Nessun italiano in semifinale. Solo Berrettini arriva ai quarti dove perde da Ruud.
Chi poteva immaginare che ieri, sabato atipico per giocare i quarti di finale in un 1000, qualche minuto prima di mezzanotte si potesse consumare una delle sorprese più grandi di questo particolarissimo 2020? Forse, proprio nell’elemento dell’unicità si inscrive il risultato che nessuno si aspettava: Schwartzman ha eliminato con un perentorio 6-2 7-5 Nadal in un match nel quale il maiorchino non ha mai trovato la lunghezza solita dei suoi colpi mancini e la capacità di chiudere con gli sventagli di diritto. Costretto troppo spesso a trovare soluzioni che lo portavano ad accorciare gli scambi con palle corte sulle quali l’argentino saltava con l’energia di un furetto, convinto sempre più che stesse per arrivare, dopo nove sconfitte consecutive nelle quali aveva raccolto le briciole, il giorno più importante della sua carriera.
Le loro sono sempre state partite già scritte dal destino come quella giocata al Roland Garros nei quarti di finale dello scorso anno quando l’argentino si trovò in vantaggio di un set e di un break nel secondo prima di farsi riprendere e superare.
Ieri Diego ha scritto un capitolo diverso della loro storia tennistica, ma questo deve essere considerato come un anno atipico prima di indicare Rafa come un campionissimo sul viale del tramonto, soprattutto quando si parla di terra rossa.
Nadal era al suo primo torneo dopo la vittoria nel 500 di Acapulco a fine febbraio, Schwartzman era apparso in ritardo di preparazione sia nei due tornei sul cemento statunitense che a Kitzbuhel dove aveva fatto una gran fatica per superare al primo incontro un Carneade qualsiasi, per poi perdere nei quarti di finale da Djere.
Avendo visto Rafa legittimare le sue aspirazioni di vittoria con due turni ineccepibili contro Carreño, catapultato al Foro dopo le semifinali di New York come il marziano di Flaiano, e Lajovic in un incontro giocato a tratti bene dal serbo, mentre Schwartzman, dopo aver rischiato di uscire anzitempo contro Hurkacz, era sembrato quello delle settimane precedenti, avevo pensato che il maiorchino avrebbe trovato davanti a sé una strada priva di intralci, ma il libro del tennis va scritto ogni giorno e i protagonisti principali possono anche avere una giornata storta.
Schwartzman incontrerà nel match serale Shapovalov che personalmente mi aspettavo di vedere in finale a Flushing Meadows contro Thiem dopo l’uscita di scena quasi irreale di Djokovic. La sconfitta contro Carreño ai quarti rimane una dimostrazione che le sue prestazioni continuano ad essere ancora troppo discontinue anche se da quando è affiancato da Juznyj il puzzle del suo gioco complesso sembra comporsi e le tante frecce del suo arco incominciano ad essere utilizzate nel momento giusto.
La terra non sarà mai la superficie del canadese ma il talento, sebbene ancora in gran parte inespresso, è così grande che ogni volta che scende in campo dobbiamo attenderci che il suo tennis si accenda in qualsiasi momento. Lo sa bene Dimitrov che probabilmente pensava di aver ripreso in mano la partita dopo un primo set da dimenticare. Il canadese nel terzo è tornato a sciorinare colpi vincenti da fondo con quel braccio sinistro baciato dagli dei e per il buon Grigor che in fatto di talento è secondo a pochi ha dovuto alzare bandiera bianca. Entrambi agli ottavi avevano giocato partite divertenti e spettacolari con punteggi simili nel risultato. Perso il primo set, con Humbert il canadese e contro Sinner il bulgaro, avevano chiuso entrambi 6-4 al terzo.
Questo era l’anno nel quale si poteva sfatare uno dei tabù che segnano il nostro tennis. Qualche giorno fa eravamo in molti a pensare che un nostro player sarebbe arrivato in semifinale degli Internazionali d’Italia, traguardo che fu raggiunto l’ultima volta da Filippo Volandri nel 2007 dopo una cavalcata vincente nella quale sconfisse in fila Gasquet, Federer con una prestazione da meraviglie e Berdych, prima di perdere nettamente dal cileno Fernando Gonzalez.
Facendo il gioco del gambero, per ritrovare un altro italiano almeno al penultimo atto del torneo di Roma bisogna tornare al 1978 quando Panatta fu capace di arrivare dopo un percorso abbastanza accidentato – Higueras in semifinale si ritirò – fino alla finale che perse dal miglior Borg di sempre.
I primi giorni del torneo ci avevano fatto sperare nella grande impresa. Non poteva farla Musetti che dopo aver sconfitto con prestazioni sorprendenti Wawrinka e Nishikori, avrebbe dovuto incontrare nei quarti di finale lo scoglio ancora improponibile di Djokovic. E’ uscito comunque negli ottavi dal tedesco Koepfer.
Sinner ha invece sprecato, dopo aver battuto Tsitsipas, una buona occasione contro Dimitrov giocando un match a corrente alternata che avrebbe potuto fare suo prestando maggiore attenzione. Contro Shapovalov sarebbe stata una grande partita nella quale, pur non partendo con i favori del pronostico, avrebbe potuto approfittare dei tanti momenti di pausa che il canadese ancora si concede.
Berrettini aveva per molti la strada meno tortuosa grazie anche al privilegio conquistato sul campo di essere la n°4 del tabellone. Sconfitto Travaglia agli ottavi con un doppio tie-break la partita con Ruud, giocatore appena battuto a New York, poteva sembrare il miglior match possibile, se si confrontano le classifiche, per arrivare in semifinale.
Il norvegese, che l’anno scorso sconfisse Matteo al secondo turno del Roland Garros, tuttavia è un vero specialista del rosso e diventerà nei prossimi anni un giocatore con il quale chiunque dovrà farci i conti se vorrà vincere ai massimi livelli su questa superficie. Riesce a sopperire con una velocità di gambe straordinaria e un ottimo posizionamento sul campo a quel poco di potenza che gli manca. Tecnicamente è costruito per rendere al meglio sulla terra: buon servizio, ottima penetrazione col diritto che sa giocare da ogni posizione, pochissimi gli errori non forzati anche di rovescio con il quale sa trovare risposte vincenti e angolazioni velenose che costringono l’avversario a indietreggiare e a perdere metri. E’ quello che è successo nel secondo set a Berrettini dopo che nel primo, con una buona prestazione al servizio e chiusure fulminanti era riuscito a tenerlo a distanza fin dal primo game. Nel terzo set, sotto di un break, il romano ha recuperato ma non ha saputo capitalizzare al tie-break il vantaggio di cinque punti a tre.
Sperare che quest’anno Fognini, il nostro miglior player sul rosso dopo Panatta, potesse arrivare fino al penultimo atto del torneo quando ha fatto come massimo risultato i quarti nel 2018 era chiedergli troppo, visto che giocava il secondo incontro ufficiale dopo l’operazione ad entrambe le caviglie.
Rispetto alla scorsa settimana è apparso contro Humbert in netta ripresa. Ha giocato un match nel quale se fosse arrivato al terzo set non avrebbe usurpato nulla. In certi svolazzi abbiamo rivisto il solito Fabio, quello dal tennis impossibile. Purtroppo è ancora discontinuo. La prossima stagione ci dirà se potrà raggiungere, insieme a coach Barazzutti, i risultati che insegue da una carriera. Alcune sue dichiarazioni, molto diverse da quelle di un paio di anni fa e l’operazione perfettamente riuscita che lui ha rimandato per troppo tempo, fanno sperare che vuole ancora raggiungere traguardi importanti.
Dopo Berrettini–Ruud si è giocato l’altro quarto della parte alta del tabellone. Di fronte Djokovic al ventiseienne tedesco Koepfer.
Il serbo, molto atteso al Foro Italico perché al rientro dopo lo scivolone di due settimane fa, aveva dovuto lottare più di quanto dicano i punteggi sia contro Caruso che contro il suo amico e compagno di squadra Krajinovic.
Koepfer, player talentuoso ma discontinuo, prima di tentare la carriera professionistica si era laureato in economia e finanza negli Usa. La maggior parte di noi lo ha conosciuto lo scorso anno a Flushing Meadows quando per circa un’ora fece vedere, con il suo rovescio mancino particolare ma efficacissimo, i sorci verdi – in vantaggio di un set e di un break – al miglior Medvedev di sempre, quello della stagione da record o quasi sul cemento americano.
Il tedesco nel meritato quarto di finale contro Nole, sconfitto de Minaur al tie-break del terzo set, regolato Monfils troppo indietro di preparazione per essere pericoloso e tolta ogni velleità a Musetti, la vera rivelazione del Foro Italico di quest’anno, ha dimostrato almeno nel secondo set di essere un giocatore vero dal quale possiamo attenderci prestazioni di rilievo e sicuramente spettacolari.
Una volta riorganizzate le idee il serbo nel terzo set non ha rischiato nulla, ma il tennista della Selva Nera ha retto molto degnamente il confronto.
Ci attendono due semifinali interessanti. Il norvegese sono sicuro che renderà la vita difficile al serbo, mentre tra Shapovalov e Schwartzman assisteremo ad un incontro spettacolare tra player opposti per caratteristiche tecniche e mentali.
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